Per oltre sessant’anni Robert Doisneau (1912 - 1994) ha percorso la sua strada, tuffando il suo sguardo nello specchio di placide acque, ad anni luce dai moderni fotoreporter.
Secondo quanto lui stesso affermava, il suo segreto era di “seguire la propria ispirazione spinto da sentimenti di fascino o di rigetto, scaraventato dalle circostanze come una
meteora, lasciando che la sua intuizione fosse libera di volare, anche quando sembrava incontrollabile”.
Doisneau, un uomo che si dilettava a cogliere l’attimo, dallo sguardo trasparente e un sorriso accattivante, soleva dire che non si rendeva mai conto di come passasse in fretta il tempo, perché
era troppo preso dalla rappresentazione offertagli dai suoi contemporanei, uno spettacolo gratuito, senza fine, in cui non è necessario nemmeno comprare il biglietto.
E quando si presentava l’occasione, li contraccambiava con l’effimero piacere di un’immagine rubata di sfuggita.
Giorno dopo giorno, Doisneau ha passato tutta la sua vita a cogliere i gesti normali di gente normale in situazioni normali.
Sebbene i suoi lavori rappresentino uno dei massimi traguardi raggiunti nella storia della fotografia, Doisneau ci ha raccontato storie semplici e piene di sentimento, di poesia, di umore, e ci
ha emozionato con quella sua capacità di esprimere un rapporto così intimo e allo stesso tempo fugace con la realtà.
Quegli innumerevoli momenti all’apparenza normali che ha saputo trattenere per sempre in immagini così incontaminate hanno dato vita a lavori di tale forza creativa e così permeati di emozioni
che nemmeno i suoi non pochi detrattori lo possono negare.
Lo sguardo di Robert Doisneau si librava sulle rive della Senna e sui sobborghi di Parigi, luoghi a lui familiari, dove si muoveva con totale libertà, per fondersi infine con le vite di chi
fotografava e per rappresentare quella sua visione così personale dell’umanità, nella maggior parte dei casi ottimista, anche se uno studio più attento potrebbe rivelare un sostrato più profondo.