Con architettura contemporanea si intende l'architettura prodotta odiernamente e quella degli ultimi decenni, indicativamente daglianni ottanta ad oggi. Il breve lasso di tempo che intercorre tra la produzione dell'opera architettonica e la lettura critica dell'opera stessa è tale che l'individuazione delle correnti di pensiero dei progettisti e la qualità delle loro opere è spesso controversa ed assai dibattuta. La difficile determinazione dell'intervallo temporale delle opere appartenenti a questa definizione dipende dal concetto di "contemporaneità" che in architettura, così come nell'arte, nella musica o nel teatro, è cronologicamente dinamico. Ogni opera di architettura è "contemporanea" nel momento in cui viene creata. Solo dopo diversi decenni e con una più ampia prospettiva storica, sarà possibile riscontrare le similitudini formali, concettuali, tecnologiche o strutturali tra diverse opere che possano determinare la definizione di una corrente architettonica con altra denominazione.
L'Architettura blob, blob architettura, blobitettura, blobbismo, sono termini per rappresentare un movimento architettonico contemporaneo in cui le costruzioni hanno una forma organica, amebiforme, rigonfiata. Il nome allude esplicitamente alla pellicola della fantascienza Blob - Fluido mortale del 1958. Benché il termine 'architettura blob' sia in voga già da metà degli anni novanta, il termine Blobitecture comparve sulla stampa nel 2002, sulla colonna "On Language" di William Safire per il New York Times Magazine in un articolo intitolato Defenestrazione. L'intento dell'articolo era dare un significato degradante alla parola, ma la parola si è diffusa ed è spesso usata per descrivere costruzioni con curve e lineamenti flessuosi.
L'high-tech (dall'espressione generica high-tech, "alta tecnologia") è uno stile architettonicosviluppatosi negli anni settanta. Prese il suo nome da High-Tech: The Industrial Style and Source Book for The Home, un libro pubblicato nel 1978 da Joan Kron e Suzanne Slesin. Il libro così come lo stile si avvalse pesantemente di materiali industriali come coperture di pavimento di fabbrica.
Un altro termine per identificare questo stile è tardo modernismo, infatti, inizialmente l'architettura High Tech sembrò una rivisitazione del Modernismo; uno sviluppo delle idee precedenti supportate da una maggiore innovazione nei supporti tecnologici. Questo periodo fa da ponte tra il Modernismo ed Postmodernismo; si insinua in uno di quei periodi grigi come ogni volta che finisce un periodo e ne inizia un altro.
L’edificio high-tech può essere considerato un "contenitore" la cui forma è indipendente dallafunzione svolta al suo interno, e permette di compiere molteplici e differenti funzioni al suo interno. Questo perché lo spazio interno viene suddiviso, sia orizzontalmente che verticalmente, seguendo una griglia modulare che permette il controllo di tutto l’edificio (pianta libera). Oltre alla flessibilità interna, l'edificio high-tech è studiato per essere ripetutomodularmente (cioè nelle dimensioni) sia longitudinalmente che trasversalmente, con la ripetizione del piano o della facciata. I moduli di servizio affiancano le unità spaziali principali e contengono quei servizi ed impianti che, se disposti all’interno dell’involucro principale, ne comprometterebbero la funzionalità.
Un'importante peculiarità dell’architettura high-tech è la trasparenza dell’involucro. Nell’approccio tecnologico, infatti, si ritiene necessario mostrare con chiarezza l’organizzazione costruttiva seguendo il concetto: "è high-tech se si vede".
Il Movimento Moderno nella storia dell'architettura fu un periodo collocato tra le due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura, dell'urbanistica e del design. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità ed a nuovi concetti estetici. Il movimento si identificò nel momento della sua massima espressione, negli anni venti e trenta del XX secolo. Un impulso determinante al movimento fu dato dai CIAM, promossi da Le Corbusier, che erano dei congressi internazionali dove vennero elaborate molte delle teorie e principi che furono poi applicati nelle varie discipline. A questo movimento appartengono il De Stijl, il Bauhaus, il Costruttivismo, il Razionalismo italiano; nel 1936 fu coniato negliUSA il termine International Style, con il quale spesso viene denominato tutto il movimento.
L'architettura postmoderna definisce alcune esperienze che iniziarono a manifestarsi daglianni cinquanta del XX secolo, e che divennero un movimento solo nella seconda metà degli anni settanta. Il Postmoderno in architettura si caratterizza per il ritorno dell'ornamento e per ilcitazionismo ed è considerata una risposta al formalismo dell'International Style e delmodernismo. Per il fatto che siano riapparse le citazioni e gli ornamenti questa architettura è stata anche definita neoeclettica, due opere paradigmatiche di questo eclettismo possono essere considerate la Neue Staatsgalerie di Stoccarda di James Stirling e la Piazza d'Italia aNew Orleans di Charles Moore.
Il Regionalismo critico è un approccio all'architettura con il quale si cerca di opporsi all'idea di mancanza d'identità e/o di appartenenza di alcune architetture moderne avvalendosi del contesto geografico dell'edificio. Il termine fu introdotto dai teorici dell'architettura Alessandro Tzonis e Liane Lefaivre, successivamente, con un significato leggermente diverso, fu utilizzato dallo storico-teorico Kenneth Frampton.
L'idea di regionalismo critico emerse nel corso dei primi anni 1980 quando l'architettura postmoderna, che era nata a sua volta come reazione all'architettura moderna, era al suo apice. Tuttavia il maggior teorico del regionalismo critico, Kenneth Frampton, era critico anche verso il postmoderno. In realtà il regionalismo critico, a differenza del postmoderno piuttosto che pensare ad un affrettato rivolgimento all'indietro, tentò una rifondazione del moderno considerandolo, nei termini di Jurgen Habermas, un progetto incompiuto.
Proprio secondo quest'ultimo in questo contesto non prevale l'adozione di parametri efficientistici nel valutare gli spazi e i materiali dell'architettura ma si cerca di favorire lo sviluppo di
"una cultura forte e carica di identità, che mantenga tuttavia aperti i contatti con la tecnica universale."
In informatica, l'acronimo inglese CAD viene usato per indicare due concetti correlati ma differenti:
Il decostruttivismo è un movimento architettonico spesso contrapposto al movimento postmoderno.
I suoi metodi, in reazione al razionalismo architettonico, vogliono de-costruire ciò che è costruito. Il teorico del decostruttivismo è il filosofo francese Jacques Derrida e la nascita del fenomeno è avvenuta con una mostra organizzata a New York nel 1988 da Philip Johnson (famoso per la "Glass House"), nella quale per la prima volta appare il nome di questa nuova tendenza architettonica, che fu definita “Deconstructivist Architecture”. Alla mostra di New York furono esposti progetti di Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Bernard Tschumi e del gruppo Coop Himmelb(l)au.
In questa esposizione veniva estrapolata un'architettura "senza geometria" (la geometria euclidea), piani ed assi, con la mancanza di quelle strutture e particolari architettonici, che sono sempre stati visti come parte integrante di quest'arte. Una non architettura, quindi, che si avvolgeva e svolgeva su sé stessa con l'evidenza e la plasticità dei suoi volumi. La sintesi di ciò è una nuova visione dell'ambiente costruito e dello spazio architettonico, dove è ilcaos, se così si può dire, l'elemento ordinatore. Le opere decostruttiviste sono caratterizzate da una geometria instabile con forme pure e disarticolate e decomposte, costituite da frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie e un'assenza di canoni estetici tradizionali. I metodi del decostruttivismo sono indirizzati a "decostruire" ciò che è costruito, una destrutturazione delle linee dritte che si inclinano senza una precisa necessità. Siamo davanti a un'architettura dove ordine e disordine convivono. Si arriva a costruire oggetti d'uso quotidiano come edifici come nell'edificio Chiat Day Mojo di Gehry.
Comune alla ricerca dei decostruttivisti è l'interesse per l'opera dei costruttivisti russi degli anni venti del Novecento, che per primi infransero l'unità, l'equilibrio e la gerarchia della composizione classica per creare una geometria instabile con forme pure disarticolate e decomposte. È questo il precedente storico di quella “destabilizzazione della purezza formale” che gli architetti decostruttivisti esasperano nelle loro opere attuando così un completamento del radicalismo avanguardistico costruttivista. Da ciò scaturisce la cifra “de” anteposta al termine costruttivismo, che sta a indicare la “deviazione” dall'originaria corrente architettonica presa a riferimento.
Dopo il periodo postmoderno (anche se, per ironia, entrambi i movimenti, seppur antitetici, sono stati promossi da Philip Johnson) il decostruttivismo riconduce la ricerca architettonica nel filone iniziato dal Movimento Moderno, anche se alcuni critici ritengono comunque il decostruttivismo come esercizio puramente formale, dove sono assenti quei temi sociali che erano propri del Movimento Moderno. Molti critici annoverano tra i maggiori architetti decostruttivisti Frank O. Gehry, noto per il Guggenheim Museum di Bilbao, anche se Gehry stesso ha sempre dichiarato di non sentirsi decostruttivista.
Il decostruttivismo è forse l'ultimo, in ordine di tempo, degli "stili internazionali" in architettura.