La produzione di opere artistiche da parte dei Maya comincia nel periodo preclassico (dal 1500 a.C. al 250 d.C.), diventa florida nel periodo classico (ca. 200 d.C. fino al 900) e continua nel periodo postclassico fino al XVI secolo quando giunge alla sua fase terminale con la distruzione della cultura di corte da parte degli invasori spagnoli che misero così fine ad una grande tradizione artistica.
L'arte maya fu influenzata dali Olmechi, Toltechi e Aztechi; forme tradizionali di arte maya sono sopravvissute nell'artigianato tessile e nella progettazione di abitazioni rurali.
Architettura
Il carattere distintivo degli edifici maya è innanzitutto l'impostazione architettonica delle straordinarie residenze, cortili e templi utilizzati dai re, caratterizzati dai vasti piani orizzontali delle piazze, collocate a vari livelli, collegati da ampie e talora ripide scalinate.
Da questi nuclei a carattere celebrativo e cerimoniale si dipartono strade lastricate e sopraelevate (Sacbé) che le connettono con altri nuclei abitativi. L'architettura maya, così come l'arte, è stata definita la più ricca del Nuovo Mondo in ragione della complessità di modelli e varietà di mezzi espressivi.
La scrittura maya, costituita da segni ideografico-fonetici, è stata in parte decifrata dagli studiosi, ma ciò non è bastato fino ad oggi per interpretare tutte le numerose iscrizioni dipinte e scolpite su monumenti, suppellettili e codici. Tra i testi scritti più importanti che ci tramandano alcuni importanti miti, leggende e avvenimenti storici dei Maya Quiché è il Popol Vuh, letteralmente collezione di foglie scritte, è una raccolta di documenti scritti scoperta agli inizi del Settecento da un frate domenicano, questo si fece consegnare dagli indigeni l'originale, lo trascrisse e lo tradusse poi in spagnolo. Popol Vuh è diviso in quattro parti, le prime tre dedicate alle vicende mitiche, il quarto alle vicende storiche Quiché.
Nell'urbanistica generale maya troviamo nel centro delle città i monumenti civici e religiosi, itempli, le residenze di corte e i luoghi d'incontro; alla periferia si sparpagliavano i villaggi e le case dei contadini. Tikal fu una delle più grandi ma sicuramente non la più antica, se si pensa a centri come El Mirador e ai centri preclassici presenti nell'attuale Belize o anche a Kaminaljuyu in Guatemala. Il suo centro civico e religioso aveva una superficie di circa 2Km², i centri minori erano distribuiti per un raggio di 2 o 3 miglia. La dominavano 5 templi apiramide; il più alto misurava 75 metri. Poi c'era Copán, creduta per molto tempo l'Alessandria del mondo maya a causa di un'erronea lettura di un altare presente nel sito, che fu creduto rappresentasse una riunione di scienziati e degli astronomi, mentre poi venne riconosciuto come l'elenco dei sovrani della città, Chichén Itzá, città sacra dello Yucatán alla quale i pellegrini si avvicinavano con reverenza, aveva un grande pozzo naturale, sede dei sacrifici umani. All'ombra delle città si trovavano i campi di mais, tutto ciò che facevano, tutto ciò in cui credevano i maya, era messo in relazione con il mais. I templi e i sacrifici avevano il compito di assicurare abbondanti raccolti; l'elaborata teologia era uno strumento di propiziazione del potere, ma anche dei frutti della semina; il calendario era suddiviso in funzione dei lavori da compiere nei campi. Nelle città maya nei giorni di festa vi affluiva tutto il contado che assisteva ai riti, sfilava in processione, impiantava le bancarelle, giocava alla palla, pagava le tasse e poi se ne tornava alle proprie comode capanne nell'hinterland. Tornando al discorso riguardante l'architettura maya, essa sembra sia stata del tutto autoctona; ma parecchi studiosi suppongono che possa essere stata influenzata da qualche contatto con la civiltà asiatica, il materiale abbondava. La pietra calcarea veniva estratta ancora fresca dal terreno, la si trattava nelle fornaci per ricavare la calcina. Gli stucchi servivano per correggere gli errori di costruzione, anche se i blocchi di pietra erano finemente tagliati e selezionati. Tratti caratteristici dell'architettura maya furono il tetto sporgente, la volta e l'arco (volta a mensola, arco finto). Frequenti nell'architettura maya sono i grandi mascheroni in stucco che rappresentano generalmente le divinità, che derivano probabilmente dalle maschere di uomo-giaguarodegli Olmechi. La maestosità dell'architettura serviva per impressionare la folla dei fedeli.