Premessa
L’inizio del Regno d’Italia è coinciso in Sicilia con la costruzione e lo sviluppo delle strade ferrate, essendo chiaro che il futuro dell’economia di tutto lo stato, isole comprese, si basava sull’incremento dei trasporti a vapore. Ad onor del vero il governo si profuse in un’opera veramente continua ed ammirevole nello sviluppo dei percorsi ferroviari secondo un piano che cessò di avere applicazione soltanto durante la seconda guerra mondiale. E’ comunque da dire che ad un certo punto con l’incalzare ed il sopravvento del trasporto su gomma, non solo venne meno l’impulso di costruire nuove strade ferrate, ma addirittura si addivenne alla decisione di sopprimerne alcune già in opera. Ecco allora che in Sicilia scomparvero: la linea Motta - Regalbuto; la linea Alcantara- Randazzo; la linea Caltagirone - Gela ; la linea Noto – Pachino e le linee a scartamento ridotto, Vizzini FS – Bivio Giarratana – Ragusa – Siracusa; la linea Castelvetrano – Porto Empedocle; la linea Dittaino - Piazza Armerina – Caltagirone; la linea Dittaino –Leonforte – Nicosia; la linea Agrigento – Naro – Licata; la linea Canicattì – Caltagirone; la linea Castelvetrano – San Carlo – Burgio; la linea Santa Ninfa – Salemi; la linea Lercara – Folaga – Magazolo; la linea Palermo – Corleone – San Carlo Burgio; e la linea mineraria Sikelia. (continua)