Intendo precisare che quanto scrivo od abbia scritto sull'argomento non ha la pretesa del rigore scientifico. Non sono uno storiografo, né un certosino osservatore del passato, ma semplicemente uno che curiosando su storie e cose espone aiutandosi con la fantasia una realtà che potrebbe non essere quindi completamente veritiera, ma in ogni caso ad essa paragonabile.
Pippo Nasca
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PREFAZIONE
Quando ho chiesto a Pippo Nasca di scrivere delle curiosità sulla nostra Lingua siciliana e sulla Storia della nostra Terra da inserire in una pagina del mio sito web, non se l’è fatto ripetere due volte ed ecco che sono venuti fuori, come per magia, personaggi di un’epoca passata, modi di dire, origini di termini ormai in disuso, riferimenti mitologici, pagani, legati a Santi, espressioni relative a vari comportamenti, curiosità linguistiche e molto altro.
La pagina è stata arricchita, in men che non si dica, da pennellate di aneddoti, considerazioni personali, e notizie storiche.
Anche se asserisce di non essere uno storiografo, Pippo Nasca è sicuramente un certosino osservatore del passato. Le sue curiosità sono dettate dalle conoscenze che traggono origine dalla sua cultura classica, dalla passione per la sua Terra, dal suo modo di vedere le cose, che espone con eleganza e sobrietà, talvolta dettate anche dalla fantasia, una fantasia talmente veritiera che rasenta la realtà stessa.
Una esplosione di fantasia dunque, tra storia e genio, una magnifica illustrazione di nozioni, concetti, avvenimenti, una superba interpretazione della realtà, ora dura e mutevole, ora fantastica e aleatoria, un susseguirsi di sentieri sconosciuti che ci attraggono con tutta la forza della sua sconvolgente originalità.
Dove finisce la storia e inizia la fantasia? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che le sue “curiosità” hanno qualcosa di magico che solo la sua penna riesce ad interpretare e a delineare.
Una fonte fluida e godibilissima che ha il privilegio di illustrare curiosità affascinanti che, per noi catanesi e siciliani in genere, costituiscono conoscenze indispensabili per comprendere il passato e il presente di una città e di una Terra che, martoriate da vicende e contrasti, hanno legato il loro destino ai loro figli che hanno sempre scavato tra le macerie, penetrando nel tessuto più profondo per ricavarne l’essenza per una continua rinascita.
“Da noi le pietre parlano” dice Pippo, ma chi riesce a percepire ciò che trasmettono le pietre è solo colui che le ama intensamente, come intensamente ama tutta la sua Terra!!!
(Grazie Pippo per il dono che mi hai fatto!)
Pina Licciardello
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PREMESSA
Secondo il mio punto di vista il linguaggio umano è in continua evoluzione, alla stessa maniera come è in continua evoluzione il pensiero umano ed in particolare lo stesso sentimento religioso.
Anzi possiamo senz'altro dire che l'evoluzione del pensiero umano si ripercuote senza alcun dubbio sul loro linguaggio provocando un'osmosi continua e costante tra le diverse etnie che vengono a contatto. Quando questo reciproco travaso arriverà alla saturazione, si dovrebbe arrivare ad un linguaggio unico tra gli umani. Ma questo non avviene totalmente, perché il pensiero con il progredire della tecnologia e l'acquisizione di nuove scoperte varia indissolubilmente e con una velocità strabiliante.
Se si pensa alla nostra epoca, in cui un certo travaso di termini della cultura tradizionale ha fatto pensare che nell'anno 2050 o giù di lì, si sarebbe ad esempio raggiunto l'osmosi completa tra l'italiano ed i vari dialetti della penisola con il raggiungimento di un unico linguaggio omnicomprensibile, non ha calcolato l'introduzione dei nuovi termini imposti dall'elettronica applicata ed allo sviluppo dei PC.
In ogni caso bisogna però ammettere che sia i dialetti, che le varie lingue sono in continuo ... contagio. Ecco perché il nostro dialetto siciliano non è quello di una volta, poiché ospita facendoli propri, termini prettamente italiani e di altre lingue. Non solo non può parlarsi di un dialetto siciliano unico, poiché esso varia al variare delle località. Sicché il palermitano ha delle cadenze diverse dal catanese ed il nisseno pure. Non parliamo del dialetto siculo-gallico di Piazza Armerina o di Caltagirone.
Qualche linguista (ad esempio il Pitré) ha cercato di stabilire delle regole fisse del parlare siciliano, ma con scarsi risultati. Né c'è da meravigliarsi, poiché le stesse cose avvengono con i dialetti delle altre lingue.
Il primo diretto erede del latino è il dialetto; successivamente è nata la lingua, che altro non è se non un dialetto ... evoluto.
Per restare nell'ambito italiano, il primo dialetto assurto all'onore di lingua ufficiale è quello siciliano, nato a Palermo per l'opera di Federico II, oriundo tedesco, ma siciliano per nascita ed educazione. Oggi forse parleremmo come Jacopone da Todi e lo stesso Federico II, se non fosse sopravvenuto il movimento di pensiero del Dolce Stil Novo, che impose all'Italia tutta il dialetto toscano, divenuto lingua ufficiale italiana. Tale movimento letterario fu importantissimo, poiché produsse quei grossi colossi letterari che furono Guinizelli, Dante, Petrarca e Boccaccio, i quali costituirono le vere colonne della lingua italiana.