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Tante vite, sempre tu!

INTRODUZIONE


La Ruota della Vita non si ferma mai.
L’uomo nasce, cresce, vive, acquisisce esperienze, quindi muore, poi rinasce, cresce, acquisisce altre esperienze, muore nuovamente.
Alla morte l’uomo si libera del corpo materiale e l’anima ritorna al Padre Dei Cieli.
Per essere ancora più precisi, l’anima si ricongiunge con la Stilla Madre, ovvero l’Anima nella sua interezza, dalla quale, alla nascita, si era in precedenza staccata come Stilla, o emanazione Divina.
Quando l’anima si ricongiunge con la Stilla Madre, cede tutto il suo bagaglio di esperienze vissute nell’arco dell’intera vita e così facendo, l’Anima nella sua interezza, infine, col tempo si evolve e si avvicina alla perfezione divina.
Ogni volta che una parte di stilla si stacca per una nuova nascita, lo fa in funzione di un preciso destino (il Karma) da compiere, che corrisponde alla parte che l’Anima deve ancora acquisire come bagaglio di esperienze.
Quando poi la lezione che la Stilla reincarnata deve apprendere è particolarmente dura o difficile, spesso si ripetono diverse reincarnazioni con Karma simili, proprio perché solo attraverso la ripresentazione degli stessi problemi o eventi, può avvenire la profonda comprensione.
In tal caso succede a volte che due persone si trovino a dover rivivere insieme lo stesso tipo di Karma per tante e tante volte.

Questo è quello che succede in questa storia.
Due persone si incontrano varie volte in vite precedenti e mantengono quasi sempre lo stesso ruolo, ovvero di carnefice e di vittima innocente.
Nella reincarnazione attuale però si verificano due fatti nuovi.
Il carnefice non è più tale, è ignaro di tutto e si trova a vivere un Karma particolarmente doloroso che lo trasformerà in un uomo nuovo.
La vittima non è più tale ed ha avuto in dono da Dio, il potere medianico.
Ella, attraverso questa medianità e per concessione divina, è in grado di colloquiare con la Stilla Madre dell’altro, potendo quindi conoscere e rivivere le vicissitudini di se stessa nell’attuale vita e durante ben quattro vite passate.

Scopo finale di tutto questo è la profonda comprensione del male fatto da uno e vissuto dall’altro e tutto alla fine dovrà culminare nella capacità di entrambe di donare uno dei sentimenti più alti e nobili, il Perdono.

Ricordiamoci che l’odio è umano, ma il Perdono è Divino.

GIOVANNA


Giovanna la perla di Dio. Piccola, acuta, sveglia, intelligente, gentile nelle fattezze, garbata nel rivolgersi agli altri.
Usa un vocabolario che non può appartenere ad una bimba della sua età né al suo ceto sociale. Ti stupisce con le sue domande, attende risposte corrette e per nulla semplicistiche.
Corre e scappa tutto il giorno, barcollando come una bambola, dimentica del pericolo e delle ansie che crea alla madre. Né con le buone, né con le cattive questa figlia è capace di un comportamento adeguato alla sua età. 
Il suo ridere è la cosa più bella, quella bella espressione di allegria che annulla tutte le alterigie e rallegra una discussione. Giovanna è una dimostrazione di bambina prodigio, ma è pur sempre una bambina di due anni!
La si vede discutere animatamente con i vicini, con il parroco, con i viandanti che miseramente si arrendono al suo lessico pensando che la bimba soffra di qualcosa di ben strano nella testa e si allontanano carezzandola miseramente.
La madre tende a rinchiuderla in casa, lontana da visi e voci sconosciute. 
Giovanna invece scappa pronta ad idealizzare il suo unico proposito: trovare Suo Papà.
Eccola qua, pronta a discutere con me con veemenza:

“Di porta in porta mi spingo, picchiando alla porta per sapere se il mio papà vi abita e si conforta fra quelle mura domestiche.
Non capisco, la gente chiude la porta ridendo, risponde che mio padre è a casa o mi mette in mano una mela e con una sculacciata mi rimanda dove abito! 
Conosco mio padre, quello che vive in casa, ma non è lui che cerco, io cerco l’Altro Padre, quello che ho lasciato da poco. Lui che mi ha carezzato la testolina dicendomi: “Giovanna ho bisogno di te, và in terra, lì mi troverai!”
Non altro ha aggiunto e io mi sento incapace. Dove si sarà nascosto? Perché mi da tanto affanno nel cercarlo? Mi avesse almeno detto cosa devo fare, quale è la mia strada. Ah come sono difficili i Papà! Quello a casa rimbrotta sempre che sono una pena, quello dell’altra casa si è nascosto e non lo trovo!”

Un sospiro, da adulta, un gesto per strofinarsi la fronte. Quello degli adulti stanchi, che faticano in casa, che tornano dai campi e si levano il sudore dalla fronte.
I genitori, quelli sì che sono scoraggiati. Si chiedono il perché di quella strana piccola bambola che cresce fra loro. La gente del paese ride chiamandola “I due papà”. 
Qualcuno che è di strada, con il carretto, preso di pena, la riporta a casa. Giovanna gli spiega che è un lavoraccio trovare questo papà ma lei lo ama tanto e vuole trovarlo. Non regge senza Lui, nulla le importa se non ritrovare quell’amore nato fra loro. 
Se le chiedono come è fatto, che figura ha, come parla, la bimba ride ed ovviamente descrive il Dio Padre Onnipotente con la Sua voce calma e confortevole verso i suoi figli. Se le si chiede ove abitava prima, Giovanna felice racconta del Paradiso, dei canti, dei suoni, della Madonna, Madre di tutti i Bimbi che danzano attorno a lei urlando:
“A me, Mamma, un bacio, una carezza, fammi toccare la veste tua! Quante volte ho toccato quella veste, quante le volte che son saltata addosso per ricoprirla di baci. Sono furba io, corro prima degli altri, appena sento il suo Profumo. Di fiori, di buono. Quella è la mia mamma e di coccole mi ricopre”.

Tante volte Giovanna viene spinta di malavoglia dal prete. 
Spiega e rispiega i suoi ricordi, racconta di Questo papà, della mamma, degli amici, dei suoni, del profumo.

“Tutte fandonie di bambini troppo furbi nella mente, intelligenti e maliziosi. La piccola sa che la gente l’ascolta e si diverte ad inventare maliziose frottole”.

A quattro anni è una birbona niente male. Sperano tutti si addolcisca. Il suo carattere potrebbe diventare sconveniente. Aggredisce con urla e rabbia chi le suggerisce che quel mondo, quel papà, non esistono. 
Ancora una volta dal prete. Estasiata guarda i quadri. Solo lì vi ritrova i volti conosciuti. Si calma, arrossisce, ritorna una bimba calma e placida. Parla con Loro, s’inchina.
Voci la richiamano al tormento quotidiano: il prete, le sue raccomandazioni. Ancora spiegazioni, ancora cerca di far intendere che non inventa frottole: il suo papà le ha chiesto di andare in terra e che lì si farà trovare.
Giovanna prende una bella sberla, dal padre, all’uscita della Chiesa.
Non sono queste ad umiliarla, è la sua veste di bugiarda che la mette in serie difficoltà. Se non può parlare del Suo papà e della Sua mamma come farà a rintracciare il Genitore?

Bisognerebbe guardarla. Alta quasi un metro, le gambe tonde tonde, sopra le sottane. Poi il grembiule a fiorellini stretto in vita, le braccine, ben nutrite. I lunghi capelli, gioia della sua vita, raccolti in alto. Alcuni ribelli svolazzano e il vento li porta via rendendo Giovanna più dolce e nello stesso tempo più sbarazzina.
Arrivati a casa si precipita in cucina e mentre ruba una frittellona alla madre che la rimprovera con il mestolo in alto, riassume:

“Sempre le solite cose mamma. Sono una piccola visionaria e dovrei smetterla d’inventare storie per il divertimento degli altri”.

Mamma poggia l’arnese da cucina e si avvicina alla sua piccola, le aggiusta un ciuffetto di capelli, poi con voce dolce le chiede:

“Non sei contenta di stare da noi? C’è qualcosa che ti manca? Hai forse fame e non lo dici? Papà ti fa del male?”

“No mamma sono felicissima ma ti giuro fermamente che prima di nascere IL PADRE dei Cieli mi ha detto: va Giovanna e in terra mi troverai. Ecco perché lo sto cercando”.

“Non puoi sostare un po’ codesta ricerca e rimandarla a quando sarai più grande?”

Giovanna la guarda. E se sua madre avesse ragione?
“In fondo mio Padre non mi ha detto quando lo incontrerò”.

“Appunto amore mio, ti chiedo un po’ di tregua!”

E mamma sua abbraccia quel fagottino gioioso che tutti in terra hanno proclamato pazza.
“Ti aiuto ad apparecchiare”- sentenzia Giovanna!

“Grazie. Stasera minestra di patate, quella che piace tanto a papà”.

Giovanna si affanna tra le ciotole, il pane da affettare, i tovaglioli garbatamente sistemati, il bricco del vino.
“Quand’è che potrò assaggiare un po’ di vino?”

“Quando sarai signorinella. Le gonne saranno più lunghe, i capelli legati in cima alla testa, mi aiuterai in lavori più pesanti e forse avrai un fidanzato. Vedi che sto già dando i primi punti al tuo corredo? Lenzuola, camicie, vesti per la notte di nozze, tovaglie da tavola! Non siamo ricchi ma qualcosa si può fare, per la mia pupattola”.

“Hai tutta la mia riconoscenza mamma, ma non credo mi sposerò! Io diventerò uno spadaccino e servirò la Francia!”

“Alla tua età dite tutte così, quasi ci si vergognasse d’avvicinarsi agli uomini. Un giorno vedremo. Bella come sei, chissà quanti pretendenti!”

Ride sua madre. Giovanna l’abbraccia felice, la madre è l’unico essere che le da fiducia, serenità.

Una notte ove pare che il cielo stia gettando tutta l’acqua che possiede e tuoni e fulmini scappano da tutte le parti, Giovanna si sente chiamare.
Ove mai il Padre Suo la sta mandando? Fuori piove a dirotto. Di poco è coperta: “Papà mio con questo tempo, quest’ululare del vento ove ti trovi? Sei al calduccio o fuori a prendere freddo? Mi hai chiamata, forse è tempo del mio aiuto”.

Comincia a bussare a tutte le porte: “E’ qua mio Padre?” - la gente non comprende. Presi nel sonno profondo credono tutti si tratti di suo padre terreno. 

Giovanna continua a scappare, a bussare ad altri usci. In pochi momenti tutte le case si accendono e gli uomini sono coperti con la cerata per andare alla ricerca del padre della bimba. Poi si accorgono che solo la casa di Giovanna è al buio, nessun allarme è stato dato. La Chiesa non suona il pericolo.

Un contadino la prende per un braccio: 
“Giovanna dov’è tuo padre, quello vero, quello che abita in casa tua?”

“A letto, dorme”.

“Giovanna che stai cercando di fare? Siamo qua sotto la pioggia a giocare?” - il suo tono è alto, infastidito.

“E’ l’altro papà che mi ha chiamato, credo voglia aiuto, piove tanto. Non so se si sta bagnando. Non so ove si rifugia. Speravo nei vostri giacigli!”

Un vicino l’accompagna a casa, la luce della candela si accende mentre si spengono tutte le altre.
“Ci ha fatto uscire dal letto a notte fonda urlando che cerca suo padre. Un borgo in allarme. Signora per il bene di tutti, la porti dal dottore!”

Giovanna guarda suo padre, l’uomo le dice: “Va a letto!”
Cosa dire ad una malata di testa?

Giovanna piange. Piange tutta la notte. Se nessuno le crede nessuno onorerà mai il Padre e questo è terribile. Vuol dire cancellarlo dalle menti, dai cuori, dalle nostre vite. E una vita senza l’amore del Padre cos’è?

Non può essere, non può permetterlo. Giovanna deve fare qualcosa per dimostrare la Vita del Padre e la Sua Esistenza!

Nei giorni successivi c’è bel tempo. La bimba invita le sue solite amichette sui prati a raccogliere margherite per adornare la testa. Poi faranno la processione e canteranno i canti Gloriosi.

“Mia mamma non vuole che stia con te” – risponde una.

“E la mia non vuole che facciamo questi giochi che sono cose di Chiesa!”

E la lasciano sola, sconvolta. Il mondo completamente rivoltato. Adesso è criticata, allontanata, addirittura per pazza additata. 

“Andrò in Chiesa da Papà!”

“Giovanna!”
Sussulta ma non ha paura. Scende dalle scale e si presenta al prete.

“Cosa stai facendo?”

“Volevo anch’io mangiare il Corpo di Gesù Cristo Benedetto!”

“E quante ne hai prese?”

“Quattro, per oggi sono a posto! Non ho fatto nulla di male, non ho rubato niente! Il Padre è di tutti, quindi non ho portato via nulla alla Chiesa o a voi”.
Si aggiusta il vestito in pace con se stessa.

Giovanna è una scintilla del Padre in Terra, ma mai nessuno lo capirà e questa sarà la sua tragedia. Giovanna non parla per dire, ripete frasi che si comprendono a stento, che a dir di pochi vengono da una Fonte Eccelsa. Purtroppo Giovanna ha veramente bisogno di rifarsi a quel Mondo perché a quel mondo appartiene!

“Non si mangiano le ostie così come fossero caramelle. Si benedicono e si danno durante la S. Messa a chi ha ricevuto la Prima Comunione. Tu non hai neppure preso la Prima Santa Comunione quindi non ti tocca il Corpo di Cristo!”

Giovanna comincia a piangere, le negano il corpo di Suo Padre, questo per lei è impossibile, impensabile.

“Papà mio, adesso sì che ho bisogno di te! Non voglio vivere in un mondo come questo dove sei destinato ad alcuni e non a me, dove devo nasconderti, ove non ti conoscono. Mi levano a te, senza te io muoio. 
Ti prego, Papà mio riprendimi da dove sono venuta, ove ti avevo ogni giorno. Quando venivo a trovarti e mi carezzavi la testolina. Io ascoltavo le tue parole e ridevo felice. Tu c’eri, c’eri sempre, non come in questo mondo ove non ti vedo quando mi sveglio e mi è vietato anche cantare per te. 
Papà mio, perché mi hai mandato qua? Ho fatto del male per meritare codesto castigo? Non vuoi forse che la Tua Giovanna stia con te? Riportami con te e ti giuro che non verrò sempre a infastidirti o a farmi coccolare da te!”

Giovanna seduta sul prato piange da disperarsi. 
Il suo pensiero è Suo Padre: cosa può avergli fatto di male, o infastidito, deluso tanto da allontanarla da Sé e mandarla in un posto così brutto? Ma soprattutto, cosa farà adesso senza l’amore di Suo Padre?

“Papà mio perdonami!” - piange, il pianto struggente dei bambini che sono in castigo e non capiscono il motivo.

E’ tenera Giovanna, sembra una bambola, una bambola che una bambina distratta ha abbandonato su quel prato.

Ammantata di bianco, soave come Spirito, sprigiona il candore e la bellezza la figura di una bambina poco più grande in età di Giovanna.
“Sono qua per aiutarti nel tuo attuale cammino terreno. Mi manda il Padre!”

“Io ti conosco – urla Giovanna – sei uno degli Angioletti che stanno più vicini a Papà!”

“Si è vero, piccola. Noi sorveglieremo ogni tuo giorno e ogni tuo sogno, saremo le tue ombre. Piccola Giovanna non cercare il Padre come fosse un uomo, un individuo. Non cercarlo nel genere umano. Cercalo nel prossimo, nell’umanità, nel riso e nella gioia, nel verde e nei colori, nel cuore di tua madre, nella dolcezza degli animali. Nel sorgere di un giorno, nel chiudersi di un giorno felice, nel pane quotidiano, nel tuo prossimo. Cercalo ovunque perché egli è il Signore del giorno e della notte, dell’Universo intero. E se gioia gli vuoi fare, parlagli ed Egli ti risponderà!”

A lei che disperava di trovarLo è toccato in sorte di armonizzare con tutto il Cielo, con l’Onnipotente. Giovanna è fortunata, conosce la sua stilla madre, le è presente. Quante volte le si è accostata per calore d’affetto con quella foga che la distingue. La sua Stilla Madre si raccomanda di metterla a freno. Un destino arduo per lei, per gli altri, perché Giovanna è un ciclone, un vortice, la passione, lo sgancio, l’impulsività fatta persona.
Questa bambina Angelo, paziente e generosa come può essere un Essere celestiale, serenamente gli impulsi le ha corretto, la strada le ha mostrato, il futuro, col consenso del Padre, rivelato, la possibilità le ha donato d’aiutarla per sentirsi utile. Ecco a chi si rivolgerà Giovanna negli impedimenti, nei battiti del cuore quando dalla terra riceve confusione e invece una parola, un gesto, o anche una canzone in cambio da lei avrà. 
Giovanna estasiata ascolta tanta bontà, risponde da adulta. Ella parla attraverso l’evoluzione della sua Stilla Madre che tutto conserva in sé: presente, passato, futuro.

E’ piccola ma tutto il senso del discorso è in lei. Il corpo è di bambina, l’anima e la mente d’adulta. Così, con facilità ha potuto apprendere il discorso dell’Angelo, la volontà del Padre in lei, il suo futuro e l’incontro con un uomo a cui deve il suo perdono.
“Che storia grande, importante. Solo Papà la poteva intrecciare per rendere felici e complete tante Anime!”

Giovanna ride, ride come gli Angeli. Corre con le braccia aperte, il sole caldo in viso, intonando tutti gli inni dedicati al Padre. Poi va al catino, due manate di acqua fresca sul viso e senza asciugarsi ritorna a dar fastidio al vitellino cercando di acchiappargli la coda.
L’azzuffarsi delle galline fa uscire la mamma, ormai stanca di quello spettacolo.

“Non puoi comportarti un po’ più da donnina?”

“Ma io mi diverto, mamma. Sai che in inverno mi tocca sempre stare in casa a pulire i legumi o le patate! Il camino mi piace ma poi anch’esso diventa noioso. Ti prometto che nel pomeriggio ti aiuto a fare un dolce!”

Sua madre ritorna desolata in casa, ricorda ancora l’ultima lotta fra Giovanna e gli attrezzi per la cucina. Farina ovunque, uova che rotolavano a terra, il suo viso, gli indumenti pasticciati di crema. Troverà il sistema per tenere buona sua figlia… ecco magari le formine dei biscotti.

“Oddio, Giovanna che farà le formine! Giovanna alle prese con la pasta ben stirata, con tutte le formine che vanno staccate con delicatezza. Faremo una torta, è meglio e ubbidirà. Deve imparare ad ubbidire, questa figlia mia!”

La Domenica è il giorno più terribile. Papà non va mai in Chiesa, dice che non ne ha bisogno. Mamma e Giovanna prendono il calesse e vanno. 
E’ inutile la raccomandazione di sua madre. La povera donna sa già a cosa va incontro. Ogni coro rincuora così tanto Giovanna che mette un’estasi e un vigore particolare nell’intonare gli inni al Padre. La sua voce si trasforma e sembra non voler finire mai. Sua madre cerca di zittirla sussurrandole parole d’ammonimento. Qualcuno ridacchia. 

Il prete che consacra mette la buona: “Su Giovanna credo che il buon Dio abbia capito il tuo amore. Adesso siediti che c’è la predica!”

Soddisfatta e presa di sé Giovanna si siede con garbo ed ascolta tutto ciò che riguarda il Cielo. Guarda la sua mamma e cerca di comportarsi come lei:
“Mamma sono ben seduta per Gesù?”

“Si!”- bisbiglia la mamma.

“Mamma, i capelli sono composti per Gesù?”

“Mamma le scarpe sono abbastanza lucide per Gesù?”

All’uscita vi è il saluto del parroco, il prete uscendo le da un buffetto: “La prossima volta un po’ più silenziosa Giovanna!”

“Amo il mio Papà Dio, parroco, glielo devo dire!”

Giovanna ride: “Voi non sapete com’è difficile essere vicini a Lui. Gli dai tutto oppure è meglio non darGli niente. Non è giusto prendere in giro il mio Papà, tanto prima o dopo LUI si accorge e non ti dice niente, ma dentro di sé ci soffre moltissimo se un suo figlio lo ama a metà e lo prende in giro. Povero Papà, io lo aiuto, cerco di proteggerlo e farlo contento io!”

Giovanna si sente ispirata. Giovanna a 5 anni comanda il suo cuore verso una rappresaglia contro chi non intende la Luce Paterna. Giovanna è entrata nel suo destino, la stilla Divina è scesa in lei e l’ha guarnita di Energia. Giovanna la Guerriera! Da questo momento chiunque oserà sfidare la parola del Padre avrà in Giovanna il suo Guerriero!

Il prete la guarda sconvolto, Giovanna non è pazza, Giovanna è un gioiellino che Dio ha posto sulla Terra. Ella ha davanti un destino difficile, molto difficile. L’esperienza gli ha insegnato che i prescelti sono destinati alla sofferenza. La guarda, vorrebbe abbracciarla ma non si può abbracciare “un guerriero”, Giovanna non l’accetterebbe mai.

La parola si tinge di sapere, diventa adulta. La Stilla Madre di Giovanna parla:
“Aiutatemi a reggere il mio fardello e ben presto con voi sarò. Sapete come me che vita lunga non ho. 
E tu, uomo del mio destino, che l’ultimo voto accendesti per sfidare Dio l’Onnipotente, per non scendere di pari grado con la pazza del villaggio, a te debbo l’onore d’averti incontrato perché il Padre mio saprà congiungerti col destino tuo. E ancor più fiera aspetto il tuo verdetto. 
L’ultimo sguardo sarà un appuntamento con te, alla fine il mio giustiziere. Lungo nel tempo sarà lo sguardo, un lunghissimo intervallo fatto di notti e di soli. Danzate all’uomo delle pretese, l’uomo dell’ultimo sguardo di sfida, intimazione e inganno per me. Danzate Angeli in Cielo, oggi l’amore è in voi, nel suo sguardo, nei suoi occhi, nelle carezze che saprà darvi. Danza Giovanna, quell’uomo è forte, garanzia del Padre!”

Ogni volta che Giovanna chiede aiuto alla Bimba Angelo, il suo cuore ritorna placido e la sua mente si rischiara. Si spoglia di terreneità e l’incontro con il suo destino la rinforza. Vuole essere donna, incontrare quell’uomo tanto importante per la sua vita, vivere il suo karma, ritornare figlia al Padre! Ma deve attendere il tempo del Padre, perché Egli sa quando è il momento del nostro ricevere e donare, ricevere dal Cielo e dalla terra.

Cresce Giovanna, matura la sua anima. Giovanna vuole verità e comprensione. Suo Padre gliela invia attraverso la vista del Cherubino, ma a lei non basta, Giovanna vuole agire, Giovanna vuole attendere alle parole del suo cuore e i suoi sentimenti le dettano onore e amore per il Padre. Da parte di tutti e a qualunque costo.

Il destino le ha donato un corpo di donna magnifico. Giovanna è una ragazza elegante, agile, di pietra marmorea scolpito il suo volto. Morbidi capelli lunghi adornano il suo viso. Occhi da cerbiatta.

"Ho voluto in te, Giovanna, la forza dell’Onnipotente in terra, perché ognuno vedesse il Mio Potere e il mio Amore per voi. Proprio come il mio Figlio, l’avete rinnegata. 
Vi siete divisi, chi ne ha pietà, chi orrore, mai amore. E mai nessuno il dubbio della Verità. 
Credete che Io, il Tutto, non possa manifestarmi come più mi aggrada? 
La Vostra colpa è il delirio umano dell’onniscienza ma in realtà l’Onnipotenza sono solo Io.
Figure che non avete mai accettato, né dalle parole di una bimba, né dal costato di mio figlio o dalle profezie dei Santi, dei Martiri, della gente semplice che veniva a manifestare il Mio dire. Tutti conoscono Giovanna la pazza e Io invece vi ho presentato una Giovanna diversa, la vera figlia di Suo Padre.
Ma voi sordi siete, ad ogni mio richiamo, attenti alla moneta, alla vittoria, al potere, al lusso. Della vanagloria vi cibate ogni giorno e della bellezza.  Non c’è sosta per voi, mai, neppure per ascoltare la voce dei vostri figli.
Siate sinceri, quanti di voi si sono fermati a raccontare la nascita di un Bimbo in una grotta?
Voi genitori avete mai fatto brillare gli occhi dei vostri figli con il racconto del parto Celestiale ove il bove e l’asinello scaldavano il bambin Gesù? 
Ascoltate ancora la voce di colei che in grembo vi ha portato e partorito con dolore e di colui che tutte le mattine s’alzava e con fatica lavorava il pasto giornaliero? 
Ne avete rispetto e dedizione seppure il loro fare, il loro dire è scomodo, fastidioso, odoroso di vecchio e lamentevole?
Ove sono i medici dediti alla cura dei miei figli? 
Chi cura i miei figli malati, i miei bimbi che stanno per lasciare la terra? 
Dove sono i miei governanti che dovrebbero portare giustizia e decoro ai figli miei, mentre IO vedo povertà e fame, sempre più fame, malattia e disonore del padre che non lavora, della sua vergogna che non sa cancellare? 
Chi di voi conosce ancora la pietà, l’onore e la giustizia? 
Dove sono i miei ministri del culto, gli officianti, i pastori sicuri e silenziosi che amministrano le loro animelle sicure di trovare la Parola del loro Padre? 
Abbiate pietà di voi. Riconoscetevi.
Se fossi un despota, un Padre assente, mi verrebbe voglia e senza riposo d’appiccare tutto in un fuoco e domani raccogliere le briciole buone di ciò che rimane e farle riposare nell’Eden nuovo! 
Un nuovo mondo a cui pochi sanno accedere, un’unica Verità pronta per l’Umanità. Per quelli che mi hanno seguito, per coloro che giorno dopo giorno si sono formati con la Mia parola. Piangendo, abbracciandosi a Me, superando tragitti anche oscuri a loro stessi essi hanno atteso la parola del Padre e nell’attesa, anche nei momenti più bui, sono stati quand’io silenzio davo e nella parola nulla concedevo.
Ma sono Padre, un Padre buono che attende tutte le sue pecorelle!"