da: wikipedia
L'architettura normanna in Sicilia si sviluppò nell'isola durante il periodo della dominazione dei Normanni, i quali sostituirono il proprio potere centralizzato al controllo territoriale degli emiri a partire dal 1060 e ne fecero un regno (dal 1130), passato quindi alla dinastia sveva nel 1194.
L'architettura arabo-normanna in Sicilia si ispirò a diversi apporti:
Altri elementi, come i frequenti riferimenti all'antichità classica, si devono alla mediazione dei tre stili citati e alla presenza di un ricco patrimonio architettonico, sfruttato spesso come riserva di materiale per le nuove costruzioni.
Questi diversi influssi vennero tuttavia fusi in un linguaggio originale e crearono un'architettura prettamente siciliana, che proseguì in parte nel successivo periodo svevo.
Le chiese triabsidate, per lo più derivanti dal prototipo dell'abbazia di Cluny, presentavano pianta a croce latina e facciata affiancata da torri. I primi esempi, non ben conservati, sono rappresentati dalla prima fase della cattedrale del Santissimo Salvatore di Mazara del Vallo (1086-1093) riedificata nel XVII secolo, da quella della cattedrale di Sant'Agata a Catania (1086-1091, in parte distrutta da un terremoto nel 1169), e da quella del duomo di Messina (ricostruito e consacrato nel 1197), mentre sono più riconoscibili le caratteristiche del duomo di Cefalù (edificato tra il 1131 e il 1267) e del duomo di Monreale (iniziato nel 1174).
Il rapporto con l'architettura bizantina è maggiormente evidente nell'impianto centrico e nella decorazione di edifici erroneamente considerati minori: a Palermo le chiese di San Giovanni dei Lebbrosi (1072), di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148), e di San Cataldo (1154), mentre la chiesa della Martorana ("Santa Maria dell'Ammiraglio", del 1143) e la Cappella Palatina (1130-1143), pur ispirandosi ai modelli iconografici bizantini e cassinesi, mostrano la ricca decorazione musiva degli interni quale sviluppo autonomo della scuola artistica siciliana. Le fasce epigrafiche merlate dei coronamenti esterni (scritte in arabo e raramente in greco) riprendono una consuetudine islamica, ma sono utilizzati dai sovrani siculo normanni per affermare il loro concetto di ecumenismo.