da "guidasicilia"
Settemila anni di storia, uniti a rarissime bellezze naturali e a vari aspetti geologici, fanno dell'arcipelago delle Eolie uno dei luoghi più
ricchi di attrattive turistiche che l'Europa, e la Sicilia in particolare, ricordi. Sette isole fuori dal tempo mostrano il fascino dell'esotico e
si propongono, grazie alla loro disposizione geografica, come meta ideale per una crociera lontana dagli schemi della mondanità.
Vulcano, Stromboli, Alicudi, Panarea, Filicudi, Lipari e Salina sono le tappe di un viaggio rapido nella "terribile" calma di una natura solinga:
da un'isola all'altra è possibile ripercorrere un itinerario leggendario, sognando Eolo.
Le Eolie sono creature antiche: collocate nel basso Tirreno, a circa 40 chilometri dalla costa siciliana, sono nate dalle acque del mare
nel pleistocene e si sono evolute nel tempo diversificando la loro forma fisica.
L'evoluzione è tuttora in corso: nel 1955 è emerso dal mare che circonda Stromboli un nuovo isolotto inabissatosi successivamente; Vulcano è ancora
attiva e, insieme a Panarea e Lipari, ci ricorda -attraverso le acque e i fanghi termali- che anche la vita del sottosuolo è in continuo
fermento.
Ieri come oggi viaggiatori, scrittori ed esploratori in cerca di avventure si sono ispirati alle Eolie per dare alla luce pagine di grande
intensità narrativa: M. Dumas, Houel, G. De Maupassant e numerosi altri artisti hanno esplorato queste sette meraviglie, rapiti dal fascino
dell'eterno selvaggio, studiando i modi delle culture con cui venivano in contatto.
Ma le Eolie sono anche "Malvasie"; riconosciuti come i migliori vini ambrati di tutta Italia per la loro pienezza armonica, il profumo e la
corposità liquorosa, questi vini sono prodotti in tutto l'arcipelago ma raggiungono una ragguardevole estensione soprattutto a Salina.
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Lipari: il "museo
vivo" delle Eolie
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Lipari è la più grande e la più popolosa isola dell'arcipelago. Denominata Meligunis dai greci per il suo dolce clima, questa isola si è costituita in
epoca neolitica ed è stata anche la culla delle civiltà classiche greca e romana.
Il paese si estende ai piedi della rocca del Castello, l'antica acropoli greca, e lungo numerose insenature sparse da Nord a Sud (belle quelle di Marina Corta e di
Marina Lunga).
Il Castello è ancora oggi sede di uno dei più importanti musei archeologici d'Europa: qui si conservano reperti, anche subacquei, di tutte le età.
L'assetto moderno del Castello è determinato dai poderosi bastioni eretti dagli spagnoli dopo le devastazioni apportate dai pirati intorno al 1544.
La zona circondata da mura di cinta occupa uno dei due parchi archeologici dell'isola; l'altro, quello di piano Diana, si trova nella zona sottostante l'abitato ed è
complementare al primo.
Proprio i due vicini siti archeologici hanno consentito agli studiosi di rendere nota una storia umana che ha avuto origine già prima del 4000 a. C.
Nella parte interna della cinta muraria sono collocate la cattedrale, l'antico palazzo dei Vescovi, che è stato edificato sulle basi dell'antico monastero normanno dei
benedettini, e vari altri edifici.
Il bianco e il nero sono i colori di Lipari: ossidiana e pomice, quest'ultima una varietà porosa della prima, un minerale vetroso a base di silicio utilizzato fin
dall'età dei metalli, per la costruzione di armi o suppellettili. Oggi si possono ancora visitare i giacimenti di pomice che si estendono per una decina di chilometri
e rappresentano la seconda risorsa dell'isola dopo il turismo estivo.
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Vulcano:
l'isola del fuoco
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Dopo Lipari, l'isola più nota dell'arcipelago delle Eolie è Vulcano. Separata da Lipari da un sottile braccio di mare largo appena un chilometro, Vulcano è
riuscita a conservare quasi immutate la sua natura di isola sui generis: quattro crateri testimoniano l'origine vulcanica di questa isola, il più grande dei quali
è il Vulcano della Fossa che spesso fa respirare i suoi fumi sulfurei.
Chi visita Vulcano non può non notare la vicinanza tra cratere e centro abitato: da questo cono attivo dipende la vita degli isolani, sia spirituale che
economica.
La natura di questa isola si scopre attraverso l'escursione al cratere: un'immersione nei colori della vegetazione più selvaggia che lascia intravedere le profonde
vallate modellate dall'attività vulcanica e i lussureggianti cespugli di profumate ginestre.
Il riconoscere che nel passato, le forze della natura si siano scatenate modificando profondamente le forme del paesaggio, suscita nel visitatore uno strano timore
"religioso".
A poche decine di metri dal mare, nei pressi di Porto di Levante e ai piedi del promontorio detto del Faraglione della Fabbrica, si trova un laghetto di fanghi
termali. L'accesso è pubblico e rappresenta il massimo divertimento dei turisti che possono immergersi in queste grigie acque vulcaniche per uscirne interamente
ricoperti di fetido fango. Questa opera terapeutica trova la sua naturale conclusione nelle acque di Porto di Ponente, dove si trovano le spiagge di sabbia nera, luogo
da raggiungere dopo essersi piacevolmente rilassati con l'idromassaggio naturale delle fumarole sottomarine.
Ma Vulcano non è solo "fumarole" (esalazioni ad alta temperatura di vapore acqueo, zolfo e anidride carbonica che si sprigionano dal cratere e da fessure del terreno);
sono state portate alla luce, infatti, anche numerose tombe rupestri (le grotte dei Rossi), ricavate nel tufo, a testimonianza della sacralità del luogo.
La storia di Vulcano arriva fino ai Borboni, alla caduta dei quali l'inglese Stevenson ne entrò in possesso: ancora oggi è possibile visitare il cosiddetto
Castello dell' inglese, la villa di Stevenson, fatto edificare sul pianoro dell'isola.
Vulcano lega la sua storia più recente all'omonimo film interpretato da Anna Magnani nel 1949, con la regia di Dieterle. Da allora la passionalità
popolana dell'attrice ha rappresentato la gente di quei luoghi, la sua laboriosità, i suoi colori intensi: un mito nell'immaginario cinematografico.
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Stromboli: la
"rotonda"
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Dalle acque della parte nord-orientale delle Eolie emerge Stromboli, l'isola geologicamente più giovane dell'arcipelago.
Di origine vulcanica, Stromboli è in uno stato di perenne eruzione; da duemila anni il suo grande cono si staglia nelle azzurre trasparenze del mar Tirreno
illuminando i tramonti isolani con lapilli e cicliche eruzioni.
Convivendo con i rimbombi delle esplosioni vulcaniche e con il maremoto del 1930, gli abitanti di Stromboli hanno dovuto contrastare le forze nefaste della natura da
sempre.
Anche la forte emigrazione d'inizio secolo ha portato ad un' irrecuperabile riduzione demografica; poi, nel 1949, come per Vulcano, Roberto
Rossellini ed Ingrid Bergmanattirarono sull'isola, l'attenzione del mondo intero, con la loro romantica storia d'amore sul set del film "Stromboli". Da quel
momento l'isola è ridiventata meta di turisti provenienti da tutto il mondo.
L'antico stile eoliano - piccole case bianche a forma di cubo, per contrastare al meglio le scosse sismiche- scomparso quasi del tutto nel resto dell'arcipelago, si
ritrova lungo la via che conduce alla chiesa di S. Vincenzo; da qui è possibile proseguire fino alla cima del vulcano, attraverso un bellissimo contrasto di verdi
cespugli sulla sabbia nera.
A strapiombo su Ginostra domina Vancori, la cima più alta di Stromboli: da questa altezza si scorgono all'orizzonte la Sicilia con l'Etna e, oltre lo
Stretto, anche la costa calabrese.
La Sciara del Fuoco si può raggiungere in barca per ammirare, tra l'altro, le grotte della costa tra cui si distingue quella di Eolo. Nell'itinerario dal mare si
consiglia di includere la visita allo scoglio Strombolicchio, meta ambita di chi ama le immersioni subacquee; l'approdo a Strombolicchio è consigliato anche per
l'osservazione dei fondali corallini e degli uccelli marini.
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Salina: Didyme o la
doppia gemella
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Vitalità, colori, profumi mediterranei, sole, capperi e malvasia: questi, e non solo, i simboli della bella Salina.
Immersa nell'azzurro del mar Tirreno, Dydime (gemelli), questo il nome greco dell'isola, si configura da lontano come divisa in due rilievi: il monte dei
Porri e il monte Fossa delle Felci.
Conosciuta in tutto il mondo per la produzione della malvasia, un vino dolcissimo chiamato, appunto per questo, "il nettare degli dei", Salina lega le sue origini
storicheall'età del bronzo e la sua evoluzione successiva all'età classica; per volere del vicerè spagnolo Salina fu soggetta ad un significativo
incremento demografico nel '600.
Due secoli dopo la maggior parte degli abitanti emigrò in Australia, spinta dalle difficoltà economiche causate dalla distruzione dei vigneti per opera della
peronospora.
I principali centri abitati sono tre e corrispondono ai comuni di Santa Marina, Malfa e Leni. Situata sulla costa orientale dell'isola, a ridosso del monte Fossa delle
Felci, Santa Marina si mostra nel verde dei suoi grandi vigneti.
Nel vallone formato dai due monti gemelli sorge Malfa circondata da orti e giardini.
Proseguendo da Malfa oltre le pendici di monte Porri si giunge nello splendido altopiano di Pollara: un anfiteatro naturale a strapiombo sul mare, di natura vulcanica,
fertile e costantemente baciato dal sole.
Nel 1994 Pollara si è trasformata nel set del film "Il Postino" di Massimo Troisi, tratto dal romanzo omonimo di Antonio Skarmeta ed ispirato all'esilio di Pablo
Neruda. Le riprese sono state girate nella casa del pittore Pippo Cafarella, trasfigurata nella dimora del poeta cileno interpretato da P. Noiret.
Nell'itinerario di Salina si consiglia di includere una visita all'abitato di Lingua, ai bordi di un minuscolo lago salmastro diviso dal mare da una stretta lingua di
sabbia. Da questa salina prende il nome l'isola.
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Panarea
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Anticamente chiamata Euonymos -quella che sta alla sinistra- per la sua posizione relativa ai naviganti che dalla vicina Lipari si dirigevano in Sicilia,
Panarea è l'isola più piccola delle Eolie e la più ricca di scogli.
Immersi in una vegetazione rigogliosa si trovano i centri abitati di Drauto, Ditella e San Pietro.
Oggi di Panarea vediamo soltanto una piccola parte dell'isola originaria, sprofondata in seguito a fenomeni vulcanici che l'hanno parzialmente demolita.
Abitata fin dall'età neolitica, Panarea conserva ancora oggi le tracce di un villaggio preistorico sul promontorio del Milazzese; da questo promontorio è
possibile godere di un panorama straordinario sulla località più bella dell'isola: cala Junco, una piscina naturale di acqua trasparente dalle splendide striature
verdi e turchesi.
Procedendo verso Est dell'isola, si incontrano gli altri isolotti del piccolo arcipelago secondario di Panarea: qui si staglia nell'azzurro del mare l'isolotto di
Basiluzzo, visitato e descritto nell'800 da A. Dumas.
Presso l'estremità occidentale di Basiluzzo si scorge lo scoglio Spinazzola, dalle caratteristiche pareti a picco sul mare. Da qui ed oltre è ancora mare e sole e
colori da scoprire.
Le caratteristiche fisiche del terreno hanno dato il nome a Panarea (da Panaraia, tutta sconnessa); queste caratteristiche consentono tuttavia delle piacevoli
passeggiate tra piante di capperi, hibiscus e buganville.
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Alicudi e
Filicudi
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All'estremità occidentale dell'arcipelago si trovano le due isole sorelle: Alicudi e Filicudi. Tenute fuori dalle grandi correnti turistiche fino a pochi decenni
fa, a causa della scarsità d'acqua e della mancanza di un approdo sicuro, queste due isole sono diventate note di recente anche grazie alle fantasie
cinematografiche di Nanni Moretti che le ha trasferite sullo schermo nella versione grottesca del suo film "Caro diario".
Filicudi si mostra in tutto il suo aspetto selvatico e quasi inospitale: stagliata sul mare, a metà strada tra Alicudi e Salina, l'isola è assai più mondana della
vicina Alicudi. Qui ci si può divertire passeggiando per il centro abitato, raggiungendo anche Capo Graziano, un interessante sito preistorico dell'età del
bronzo.
L'itinerario dal mare non può non prevedere l'approdo allo scoglio Giafante e Punta la Zotta, frastagliata da calette terminanti, a tratti in grotte cavernose scavate
dal mare. La grotta del Bue Marino è forse quella più nota per gli spettacolari effetti di luce di cui si può godere al suo interno.
Sulla solitaria Alicudi, raggiunta dalla corrente elettrica soltanto da pochi anni, abitano poche centinaia di persone; il ritmo rallentato della vita porta ad una
serenità mentale da molti confusa con la noia e l'indifferenza: Alicudi non è un'isola per tutti.
Dallo scalo di Palomba, una strada a gradini porta verso i punti abitati; quello di maggiore intensità si chiama "Tonna" e quello più antico "Montagna (XVIII
sec.).
Naturalmente la disposizione delle case non è mai quella di un centro urbano anche a causa della morfologia del terreno.
Il punto più alto di Alicudi, il Filo dell'Arpa, si raggiunge facilmente con una lunga passeggiata: giunti in cima, un incantevole panorama ricompensa da tutte le
fatiche.
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Vademecum di
viaggio
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In un episodio di "Caro Diario", Nanni Moretti viaggia con l'amico Gerardo da un'isola all'altra dell'arcipelago eoliano alla ricerca di ispirazione per il proprio
film. Raccontando di queste isole, identifica Alicudi, ultima tappa della sua peregrinazione, con la "calma terribile", tanto che dopo una brevissima permanenza,
Gerardo fugge isterico verso il traghetto, invocando un televisore.
L'interpretazione di Moretti è volutamente grottesca, ma è comunque vero che le Eolie sono isole di quiete e silenzio, almeno se avete l'accortezza di evitare i mesi
del grande afflusso turistico.
Alicudi e Filicudi in particolare non sono isole per tutti, selvatiche e solitarie, solo da pochi anni sono state raggiunte dalla corrente elettrica. Gli abitanti
stabili sono pochissimi e per i sentieri ci si muove a piedi o a dorso di mulo.
Non tutte le isole dell'arcipelago sono però così solitarie; Lipari e soprattutto Panarea sono ormai diventate luogo di incontro della popolazione vacanziera
proveniente da tutta l'Italia, e non di rado camminando per le strade di Panarea, la più mondana di tutte, il dialetto milanese e brianzolo fanno da sottofondo allo
stridio delle cicale.
In comune tutte le isole hanno comunque una natura splendida ed incontaminata; scopritela lungo i sentierini che si insinuano tra i rigogliosi bassi cespugli di
macchia mediterranea e negli straordinari panorami, o con un'escursione in barca lungo le coste e un'immersione nei fondali lussureggianti per flora e fauna.
Scopritela anche nei cibi della tradizione eoliana, per i quali questa stessa natura ha fornito alle genti di queste isole, prodotti di altissima qualità.
A cominciare dai Capperi, vero simbolo delle Eolie, insieme con la Malvasia,.
Crescono spontaneamente dappertutto, e vengono coltivati intensamente a Salina: quelli di Pollara, località adagiata nella caldera di un vulcano spento, sono
particolarmente pregiati per la loro uniformità, la loro compattezza, il loro profumo: crescono biologicamente e vengono conservati addolcendoli, come da tradizione,
con sale marino secco.
Se invece i capperi volete mangiarli direttamente sulle tavole di un ristorante allora non avrete che l'imbarazzo della scelta: la qualità media dei locali eoliani è
molto alta, grazie a prodotti pregiati, dal mare e dalla terra, e ad una antica e consolidata sapienza culinaria dei cuochi locali.
Potremmo indicarvi un nome tra tutti, Filippino, a Lipari: un luogo di mito per i cultori del mangiare bene.
Preferiamo segnalarvi un posto meno noto, ma di sicuro successo: a Vulcano, un po' fuori mano, un ristorante per buongustai, conosciutissimo dagli abitanti e noto
anche ai vacanzieri DOC, "Il diavolo dei polli" in contrada Piano (ma la strada per arrivare è tutta in salita).
Non fatevi ingannare dal nome: il proprietario gestì in passato una rosticceria, poi ebbe la "santa" idea di aprire un locale dove far da mangiare agli amici. Nasce
così questo gradevole spazio perso nelle campagne dell'entroterra.
La gestione è tutta familiare: papà e mamma ai fornelli, un figlio alla griglia (dove si cuoce il miglior pesce di Vulcano), la figlia Nancy scivola tra i tavoli
allegra e professionale.
Fatevi consigliare da lei, il menù varia infatti ogni giorno: resta costante invece la qualità eccelsa delle materie prime, la sapienza delle preparazioni e la
amorevole cura degli ospiti.
Non perdetevi la serie infinita di antipasti dalla terra e dal mare, tra cui il carpaccio di pesce spada (supremo!) vale da solo il viaggio; continuate con gli
spaghetti insabbiati, una ricetta semplice e prodigiosamente raffinata, realizzata con mollica tostata, acciughe, capperi, aromi e molto altro ancora.
Se c'è ancora spazio nel vostro augusto stomaco avrete l'imbarazzo della scelta e anche se la carne è dignitosamente presente, il pesce regna sovrano nel menù.
Si termina come da tradizione con ottima Malvasia e indimenticabili biscottini alle mandorle.
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