Segesta, l'antica rivale elima di Selinunte, si presenta ancora oggi come un vero e proprio labirinto di rovine. A 41 km da Trapani, arroccata sul
monte Barbaro, Segesta è immersa in una natura armoniosa e rilassante.
Della città vera e propria, oggi, restano testimonianze di piccole case che si snodano a spirale intorno alla verdeggiante collina, vasti lembi di mura
monumentali, che raccontano il passato delle civiltà preistoriche.
Secondo un'antica leggenda, il nome di Segesta deriva dalla ninfa Egesta che aveva ospitato Enea durante uno dei suoi viaggi.
Scenario dei secoli di storia più ricchi che la tradizione dell'Isola ricordi (dall'antico mondo arabo all'avvento federiciano), oggi Segesta conserva, di quel
passato, tracce significative: il tempio dorico e il teatro. In particolare, il teatro di Segesta è il luogo per eccellenza delle
rappresentazioni dei classici greci e latini; databile intorno alla metà del III sec. a.C., questo teatro si mostra come un ampio semicerchio di
circa 60 metri di diametro, con una ventina di gradinate scavate nella roccia e divise in sette settori.
Collocato sulle pendici di Monte Barbaro, il tempio dorico, uno dei simboli dell'archeologia siciliana più noti nel mondo, rivela tutta
la sua imponenza: a cielo aperto, situato poco fuori dal sito, il tempio ha un perimetro che misura circa 60 x 26 metri, ed è circondato da ben 84 colonne
lisce (caratteristica, quest'ultima, d'eccezione). L'interno del tempio, specie nelle giornate di primavera, risuona dell'eco del canto dei grilli; gli
archeologi attribuiscono quest'opera ad un abilissimo architetto greco.
Altra tappa dell'itinerario archeologico prevede la visita ai ruderi del santuario, poco distanti dal tempio, in contrada Mango.
All'interno del santuario furono inseriti due templi dorici risalenti al VI e al V sec. a. C. Il santuario era collegato alla città tramite due strade scavate
nella roccia; lungo una di queste strade sono state rinvenute piccole edicole sacre.
Opera di proporzioni notevoli, questo santuario è ancora oggi circondato dal mistero perché nulla o quasi si conosce sulle divinità che vi si adoravano e sul
culto che vi si praticava.
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