Nota come uno dei siti archeologici più belli e rappresentativi della civiltà classica (VII-IV sec. a. C.), Selinunte è anche uno dei parchi più estesi del mondo.
Distante circa 70 chilometri da Trapani, Selinunte si estende per 270 ettari ed è bagnata dai fiumi Cottone e Selinos (da cui il nome).
Stupisce l'urbanistica di questo luogo: uno dei più complessi ed articolati della Sicilia antica datato 580 a. C. L'immagine è quella di una città siceliota, con le rovine
monumentali, i grandi templi isolati che dominano dalla collina, l'impianto viario, le case che affollano l'acropoli tagliata dalle due valli…
Il luogo che ospita Selinunte è una grande oasi naturale, immersa nella riserva del fiume Belice. Divenuta Parco archeologico grazie alle lotte tenaci contro l'abusivismo edilizio
condotte dall'archeologo Vincenzo Tusa, Selinunte fu anche il centro degli scambi commerciali con l'Africa, agevolati dalla presenza di due porti molto attivi.
L'itinerario archeologico di Selinunte prevede innanzitutto la visita al grandioso Tempio G, sulla collina orientale; costruito a partire dal V sec. a. C., questo tempio
mostra i resti delle sue proporzioni ciclopiche: un perimetro di metri 113 x 54 e una superficie di ben 6000 mq.
Il tempio G è probabilmente di natura sacrale (dedicato al dio Apollo), così come gli altri due, E ed F, in stile dorico, consacrati rispettivamente ad Hera, e ad Atena e
Dioniso.
Sulla collina occidentale, detta della Gaggera, si colloca un altro complesso: il santuario della Malophoros, così chiamato per le piccole statue sacrali femminili
raffigurate con un melograno, e il tempio M. Ci troviamo nello spazio dell'acropoli che ospita, in totale, sei templi di dimensioni più ridotte: il "tempietto delle piccole
metope" (VII-VI sec. a. C.), il tempio C, decorato con ornamenti floreali, e il tempio D, sempre in stile dorico.
L'acropoli e la città di Selinunte venivano chiuse dalle mura di cinta, i cui resti mostrano ancora le torri circolari e quadrate, e la porta principale.
Per completare la visita di questo splendido parco, si consiglia di percorrere la SS 115, oltre Campobello di Mazara: si giungerà alle cave di Cusa, dalle quali, certamente,
provengono i materiali lapidei usati dai greci per costruire i grandiosi templi di Selinunte. Le cave di Cusa, insieme a quelle marmoree di Mileto (in Turchia), costituiscono un
complesso unico al mondo. Conosciute anticamente come cave Ramuxara, prendono l'attuale nome dal barone Cusa, proprietario dell'intera zona; le ricerche archeologiche su
quest'area sono state condotte dalla studiosa tedesca A. P. Bindokat che, rileggendo i segni della storia, ha ipotizzato il legame con Selinunte.
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