Quando si viaggia in zone molto lontane – sia dal punto di vista geografico che da quello culturale – rispetto alla nostra residenza, bisogna tenere conto di una lista nera dei cibi pericolosi da evitare.
Resistete anzitutto alla tentazione di piatti offerti da bancarelle o ristoranti poco raccomandabili. Ma da evitare sono soprattutto molluschi, pesci e crostacei, che possono
nascondere pericolose insidie, come la “ciguatera”, una malattia da consumo di pesci predatori che hanno ingerito molluschi o altri pesci tossici.
La più classica delle conseguenze potrebbe essere un’intossicazione da frutti di mare, o reazioni allergiche agli sgombroidi, la seconda patologia più segnalata ai centri di medicina dei viaggi dopo la diarrea del viaggiatore.
Più raro, ma molto pericoloso è l’avvelenamento da pesce palla, a cui potrebbe andare incontro il turista in visita in Giappone, sedotto dalla tentazione di provare il piatto tipico “fugu”. I cuochi devono essere diplomati in un’apposita scuola dove apprendono come eliminare le tossine contenute nelle viscere del pesce palla.
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Cibo a rischio nei Paesi freddi
La maggior parte dei circa 10 milioni di italiani che ogni anno partono per l’estero, sottovaluta il rischio numero uno per la propria salute: il cibo.
Parola degli esperti della Società italiana per la medicina dei viaggi e delle migrazioni (Simvim) secondo cui ogni viaggio nasconde le sue insidie e ogni viaggiatore ha sue caratteristiche che lo espongono a rischi ben precisi.
Eppure basta poco per mettersi al riparo dai fastidiosi inconvenienti
(intossicazioni, diarree, ecc.) che la superficialità o la scarsa conoscenza nell’approccio con il cibo locale possono provocare.
Chi sceglie i Paesi freddi, per esempio, deve prediligere cibi caldi con buon potere calorico, alta percentuale di carboidrati per avere energia in tempi più rapidi, e buona presenza di proteine e grassi per l’energia di accumulo. Chi decide di avventurarsi nelle zone polari deve sapere che le popolazioni locali si nutrono moltissimo di fegato: una pietanza che garantisce l’apporto di sostanze nutrienti importanti, ma che può far rischiare l’intossicazione da vitamina A in chi non è abituato.
Cibi a rischio nei Paesi caldi
Come comportarsi a tavola se prevediamo una vacanza in un Paese caldo?
Qui i rischi più diffusi sono la contaminazione degli alimenti e delle acque, la disidratazione, la fatica e il disagio legati a situazioni particolarmente estreme, come il deserto.
Ecco quindi un piccolo vademecum: anzitutto, bere acqua purificata o, se imbottigliata, addizionata di andidride carbonica; mangiare cibi leggeri, ben cotti e serviti caldi; evitare macedonie già pronte, preferendo frutta da sbucciare; evitare insalate crude; non usare mai ghiaccio; consumare latte e latticini solo se pastorizzati; evitare molluschi e pesce crudo o poco cotto, anche se con limone o aceto; evitare cibo venduto in baracchini lungo le strade; asciugare, prima di bere, l’esterno delle lattine messe a refrigerare nel ghiaccio o nell’acqua; usare acqua purificata anche per lavarsi i denti o per assumere medicinali.
Ci sono consigli fondamentali anche per chi si prepara a un viaggio in zone tropicali o desertiche. Le particolari condizioni climatiche impongono infatti l’assunzione di una maggior quantità di liquidi, frazionata e con l’aggiunta di un po’ di sale nell’intervallo fra i pasti, per reintegrare la perdita salina dovuta alla sudorazione. E per fornire l’apporto calorico disperso, dal momento che con un litro di sudore si perdono circa 400 calorie.
In condizioni estreme come quelle che si incontrano nel deserto, il rischio più frequente è l’oliguria (riduzione del volume urinario), un campanello d’allarme che indica la necessità di aumentare l´introito di liquidi.