I genitori devono trasmettere ai figli i principi del rispetto degli altri e delle buone maniere
Prima si comincia, meglio è. Lo dicono gli esperti, secondo i quali a partire dai due anni i genitori devono trasmettere ai figli, attraverso gli insegnamenti ma
soprattutto il buon esempio, i principi del rispetto degli altri e delle buone maniere.
“Dì grazie, saluta la signora”… non appena compiono due anni siamo subito lì, a tempestarli di richieste di “buona educazione” e pseudo galateo. Ma ha senso
farlo fin da piccoli?
Gli esperti dicono di sì, e prima si comincia meglio è. L’educazione è un processo lungo che dà i suoi frutti solo con il tempo, e soprattutto se, alle parole, i genitori fanno seguire sempre il
loro buon esempio. All’inizio non bisogna pretendere troppo, più di quanto il bambino possa fare per la sua età: tra i 2 e i 5 anni bastano poche regole ma chiare, da far però
rispettare sempre con tanta pazienza, tornando, senza assillare, più volte sullo stesso concetto: così, giorno dopo giorno, il piccolo fa suoi i nostri messaggi e quando meno ce lo
aspettiamo… eccolo finalmente mettere in pratica quello che gli abbiamo insegnato!.
A cena è un piccolo Attila? Il primo passo verso una “tregua” e un po’ di “bon ton” è non accendere la televisione. Il momento dei
pasti deve essere un’occasione per ritrovarsi serenamente in famiglia, cosa che non si può fare lottando tra un tg e i cartoni animati.
- Circondato da un ambiente tranquillo, tra i due e tre anni il bimbo può fare grandi cose, come mangiare con le posate, non sporcarsi quasi più e stare correttamente a tavola. Non si può però
pretendere che faccia tutto contemporaneamente e all’improvviso.
- Stabilite delle priorità: cos’è più importante, che mangi tutto o che stia seduto fino alla fine? Avanzata la richiesta, date poi il buon esempio: se gli chiedete di non alzarsi, non
fatelo neanche voi, premurandovi di portare a tavola in anticipo tutto il necessario. Verso i 3 anni è pronto per un po’ di vita sociale con i vostri amici: spiegagli che se vuole essere
considerato un bravo bambino e rivederli ancora non può sempre mettersi al centro della scena, interrompere gli adulti quando parlano, pretendere che si vada dove vuole lui o che la tivù rimanga
accesa.
- Affinché lo comprenda, giorno dopo giorno i genitori devono cominciare anche a non trattarlo più come il “principino” di casa, ridimensionando la sua centralità ed educandolo nel
rispetto degli spazi e dei tempi di mamma e papà.
- Se si hanno ospiti per pranzo e il piccolo è incontenibile, la cosa migliore è correre ai ripari stando con lui, a turno, nella sua cameretta: con il tempo imparerà che il premio è stare
tutti insieme in salotto, non di là in castigo.
A tre anni, entrare in un negozio non deve più significare automaticamente “fare i capricci per uscire con un giocattolo in mano”. Come fare?
- Prima di lasciare casa, il bimbo deve già sapere che oggi non si comprano giocattoli, né li deve chiedere; la mamma, però, non lo deve stancare con ore estenuanti di shopping, che
rischiano di farlo diventare ingestibile.
- Una volta in negozio, non tenere il piccolo dentro il carrello, ma prova a responsabilizzarlo, chiedendogli per esempio di prendere i prodotti dagli scaffali più bassi, di metterli sul
nastro della cassa e nei sacchetti, di “pagare” e infine di salutare la commessa.
- E se lui piange comunque e fa i capricci? Non bisogna cedere e, senza tener conto degli sguardi indiscreti dei passanti, rispiegare con sicurezza e determinazione le regole stabilite fin
da casa. Se si cede una volta, i capricci si ripresenteranno alla prossima occasione; se si tiene duro, diventeranno un ricordo.
- In posta o dal salumiere, non saltare la fila di persone di fronte a te e se hai urgenza di farlo, chiedi loro con gentilezza il permesso: così il piccolo imparerà l’importanza di
aspettare il proprio turno, anche per salire sullo scivolo dell’asilo. Si comporterà bene? Sì, se al mattino arrivate all’asilo sempre un quarto d’ora prima della chiusura dei
cancelli e sfrutti bene i minuti che passi con lui: non avere fretta di scappare al lavoro, ma aiutalo a salutare l’insegnante già in aula e le mamme e i bambini che arrivano insieme a voi.
- Una volta svestito, insegnagli a riporre giacca e cartella ordinatamente nel suo armadietto, soprattutto se lo condivide con un amichetto.
- Spiegagli che più si comporterà bene con i suoi compagni e avrà rispetto delle cose comuni, più avrà amici. Inoltre, bisogna investire molto sulla relazione tra il piccolo e la maestra,
ricordandogli spesso quanto ci farebbe piacere ricevere qualche apprezzamento sul suo conto da parte dell’educatrice. Durante il resto della giornata, sarà l’insegnante a incoraggiare in lui
alcuni comportamenti e a correggere quelli inappropriati.
- Se qualcosa non va, è importante che il genitore stringa una “alleanza educativa” con l’insegnante (dicendo, per esempio “a me e alla maestra dispiace molto se butti via il cibo”),
in modo che il piccolo capisca che i due adulti fanno fronte comune e che il genitore non è disposto a cedere ai suoi capricci. Se la maestra lo ha invece lodato, non bisogna perdere occasione
per gratificarlo, complimentandosi con lui per il suo comportamento corretto. Per il piccolo la spiaggia e i mezzi pubblici devono essere un po’ come l’aula dell’asilo: un luogo collettivo
dove ognuno può avere i suoi spazi e divertirsi, ma senza urlare, disturbare e “invadere” i territori altrui.
- Ma se si vuole davvero avere successo con questa semplice regola, il primo da rispettare è proprio il bambino: ad esempio portandolo in spiagge “su misura” per i piccoli della sua età e non
affollate, in orari in cui il bambino è fresco e riposato, quindi più predisposto a ubbidire, senza sottoporlo a sgradevoli tour de force sotto il solleone.
- Un telo da mare tutto suo sul quale appoggiare i giochi portati da casa può essere la “base” del suo spazio personale - che ha limiti bene precisi e stabiliti fin dall’arrivo in spiaggia
-, mentre un sacchetto di plastica (meglio se riciclabile o di carta) appeso all’ombrellone gli ricorderà che non deve buttare mai nulla per terra o in mare.
- Un breve viaggio sul tram può invece essere l’occasione per insegnare al piccolo a cedere il posto agli altri. Non è infatti necessario che lui e la mamma occupino due sedili: seduti uno
sull’altra ci si diverte di più, e si può giocare ugualmente, guardando il panorama fuori dal finestrino o contando insieme le macchine che passano.