Un alone di mistero e di leggenda avvolge le storie tramandate dagli ispicesi a proposito della Basilica di Santa Maria Maggiore e del pittore Olivio Sozzi, morto ad Ispica il 31 ottobre 1765.
Si dice che il pittore, chiamato da Francesco Statella per dipingere la volta della chiesa, morì tragicamente cadendo dall’impalcatura nella zona antistante la cappella dell’Assunta.
A testimonianza di ciò una grossa pennellata scura, l’ultima pennellata, segna l’affresco con il Trionfo dell’Assunta vicino alla testa del demone colpito dalla spada dell’arcangelo, ricordando per sempre la caduta che fu fatale al pittore.
In realtà, Sozzi soffriva di cuore e probabilmente morì per questo. Non si può accertare il fatto che cadde dall’impalcatura. Sicuramente non terminò i lavori che furono terminati dagli artisti della sua bottega e dal genero Vito d’Anna. Il testamento di Sozzi testimonia la sua volontà di farsi seppellire all’interno della chiesa.
A fine Ottocento, durante i lavori di rifacimento dei pavimenti della sagrestia, si ritrovò il corpo di un uomo con accanto un piccolo mortaio usato per pestare i colori.
Si decise di esporre il corpo e di onorare la presenza del corpo del pittore all’interno della chiesa, facendo richiesta di far diventare la chiesa Monumento Nazionale. La richiesta fu accettata nel 1908.