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Il terremoto del 1693 Domenico Guglielmini, scrittore siciliano del XVII secolo, così scriveva nel "La Catania destrutta, a seguito del terremoto": "Miseria delle umane pazzie, che quando l'uomo crede d'essersi edificata una casa, che per la vastezza fassi emola con l'aurea di Nerone, allora potrebbe ben dire d'aversi fabricata una tomba. Tanto esperimentò, o mio Leggitore, la mia infelice patria Catania, che quelle moli che servirono di Piramidi, ed Obelischi nella sfoggiatezza dei suoi teatri, poscia scusarono di sepolcri, col porre lo spirito a cotanti migliaia di cittadini." Dopo il terremoto insigni uomini parteciparono alla ricostruzione (che durò per tutto il settecento e parte dell'ottocento) e alla conservazione del patrimonio storico rilevato dagli scavi. Si dice che il principe di Biscari salvò le rovine dell'antica città, il canonico Cilestri la rianimò con l'aiuto ed il conforto, il principe Cerami l'abbellì e il Duca di Camastra le diede una dimensione europea.