La cucina siciliana
La Sicilia fu crocevia obbligato per i popoli del Mediterraneo.
Un punto d’incontri e di scambi per decine di secoli, centro della confluenza commerciale e culturale delle genti che si muovevano sul mare.
Anche la cucina in Sicilia è un immenso giacimento culturale, il frutto originale di una mescolanza di popoli, di eventi e di influssi per cui ci appare come un mosaico: i suoi tasselli sono di provenienze diverse che acquistano solidità e compattezza, ma anche unità nei sapori e nei colori.
La tavola diventa luogo di introspezione delle diverse civiltà che si sono succedute sull’Isola, e percorrere la cucina siciliana può essere una divertente e intrigante chiave di lettura delle società che l’usarono come sistema di comunicazione.
Claude Levi-Strauss, il noto antropologo francese, scrisse che le abitudini alimentari sono il tratto più resistente di una cultura: si perdono più facilmente i codici linguistici che quelli alimentari. Gli italiani emigrati spesso hanno dimenticato la lingua italiana, ma non l’uso alimentare degli spaghetti e della pizza.
Sono poche le cucine che possono vantare la varietà e la ricchezza di quella siciliana. Le cucine sono addirittura tre: la barocca o patrizia, quella popolare o di reinvenzione spiritosa e quella di strada o dei buffittieri, come si dice in francese buffet. E poi ogni città, paese, quartiere, famiglia ha sempre una sua interpretazione d’ogni piatto, conseguenza dello spiccato individualismo isolano.
Una cucina che, in ogni caso, affonda le sue radici nella notte dei tempi.