Il carretto siciliano
Il carretto è sicuramente l'oggetto più conosciuto e significativo dell'arte popolare siciliana. Simbolo universalmente noto di sicilianità, ogni esemplare è unico nel suo genere e testimonia la passione dell'artista verso un tipo di espressione profondamente radicato nella storia isolana.
Variopinte testimonianze di un'arte d'altri tempi che trova le sue radici nell'antica opera dei pupi siciliani, questi gioiosi e folkloristici "capolavori" si manifestano agli occhi di chi li osserva con una fantasmagorica esplosione di colori in cui predominano il giallo, il rosso e il turchino: i colori della passione, della lava che sgorga dall'Etna, del sole della Sicilia, della focosità dei siciliani.
Oggi il carretto è quasi scomparso, ma resta intatto tutto il fascino che riesce ad esercitare in chi ha la fortuna di poterne ammirare i dettagli.
Le prime decorazioni delle fiancate finemente istoriate del carretto sono legate ad ex voto o a testimonianze di religiosità popolare: immagini della Madonna o di Santi per ringraziare delle grazie ricevute ed esorcizzare il male; solo successivamente nella decorazione del carretto il maestro decoratore si cimenta in raffigurazioni dai più disparati temi: dai racconti delle epiche gesta dei paladini di Francia, particolarmente presenti nei carretti costruiti nella Sicilia occidentale, in cui dominano il rosso e il giallo (i colori della municipalità palermitana), a quelli verghiani della Cavalleria Rusticana, tipici dei carretti costruiti nel catanese, dai toni turchini.
Quale che fosse l'origine geografica del carretto, certamente i vari artigiani dedicavano alla sua costruzione una grande cura ed attenzione e tutte le fasi della lavorazione venivano eseguite esclusivamente a mano. Il prof. Enzo Maganuco, illustre critico d'arte, ha definito gli artigiani del carretto "artigiani-artisti, che hanno mandato per le vie del mondo i carretti, decorati in modo da farli sembrare una grande miniatura di codice trecentesco".
Nel percorso che vi proponiamo troverete immagini di grande bellezza che speriamo possano dare a tutti voi, anche a chi non ha mai visto un carretto siciliano, un idea della straordinaria abilità necessaria per creare questi singolari "capolavori".
Cantu di li carritteri
Li Canti di li Carritteri erano suggestivi, arcaici ed elaborati e accompagnavano il loro duro lavoro fino ai “fondaci”, luoghi in cui si fermavano per riposare, bere, e condividere
con altri carrettieri la fatica comune del mestiere. Nel fondaco i carrettieri si sfidavano a chi sapesse il canto più bello, a chi aveva la migliore “carenzia” (cadenza), una perfetta emissione
vocale, riscuotendo il rispetto dei compagni. Tutto il repertorio dei canti alla carrittera è complesso e raffinato nelle trame, ma erano anche canti semplici, popolari che avevano per base
musicale il suono delle boccole di ruota, in bronzo, che battevano durante la marcia contro le rondelle sull’asse delle ruote. Un suono simile a quello delle campane (sebbene più basso), che era
insieme l’emblema e l’orgoglio dei carrettieri. Questi canti discendono direttamente dai “plan” (pianto, lamento) dei trovatori provenzali, e la donna, che ne è la protagonista nella maggior
parte dei casi, è anche il soggetto dell’iconografia del carretto, disegnata dentro un girasole per evidenziarne il carattere variabile.