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Cìbali (Cìbbali o strettamente Cìfuli in dialetto catanese), è un quartiere della città di Catania, dal 2013 facente parte della IV Circoscrizione, che comprende anche i quartieri San Giovanni Galermo, Trappeto e una parte di San Nullo.
Il toponimo Cibali fu elaborato dal sacerdote Pietro Carrera nel suo manoscritto Delle memorie historiche della città di Catania del 1641, attribuendone l'origine dall'antica presenza nella zona di un tempio dedicato alla dea greca Cibele, andato poi in rovina a causa di un terremoto, che rappresenta un falso storico.
In realtà il nome originale con cui il quartiere viene citato nei documenti storici (come anche nella novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga come zona dove andava ad abitare la madre del protagonista) è Cifali, proveniente dal greco antico Kephalé, che significa testa - di fiume, sottinteso - in riferimento alla sorgente del fiume Longane, che dà a sua volta il nome al quartiere Ognina, dove sfociava. Secondo uno scritto del 1441 di Pietro Biondo dal titolo De reibus siculis notandis, dedicato al re Alfonso V d'Aragona, in età antica la borgata era appellata anche come Demetria, in onore alla divinità greca Demetra.
Nel dialetto catanese è consuetudine riferirsi al quartiere con il nome Cìfuli, e ai suoi abitanti con l'appellativo cifaloti.
Il quartiere Cibali è situato nella parte centrosettentrionale del territorio di Catania, e confina a nord con Santa Sofia e Trappeto, a ovest con i quartieri Sacra Famiglia e San Nullo, a sud con i quartieri Arcora, Curìa e La Mecca, ad est con la Consolazione e Santa Maria di Gesù.
Il nucleo si sviluppa attorno alle tre piazze principali: Piazza Bonadies, Piazza Vincenzo Spedini e Piazza Santa Maria Ausiliatrice. É il più importante punto di riferimento della periferia di Catania per le numerose vie che ospita, e le maggiori strade del quartiere sono Via Cibele, Via Cifali, Via Giuseppe Fava (già Via dello Stadio), Via Galermo (che conduce in direzione di San Giovanni Galermo), Via Sabato Martelli Castaldi e Via Santa Sofia. Il Viale Mario Rapisardi (uno dei più importanti viali catanese che i cittadini identificano con il nome di "Viale") passa per un lungo tratto nei pressi del quartiere, segnandone il confine a sud; anche la Circonvallazione passa per Cibali, segnandone il confine nord, chiamandosi in questo tratto Viale Fratelli Vivaldi e Viale Antoniotto Usodimare.
Il suo territorio comprende cinque contrade: Cristaldi, Gelsi Bianchi, Ogliastro, Stazzone e Susanna.
Le origini della borgata risalgono al X secolo a.C., quando l'odierno sito su cui sorge fu popolato dai Siculi, che vi introdussero le attività di pascolo del gregge. Più tardi, alcuni coloni greci calcidesi giunti in Sicilia orientale e guidati da Tucle, nel 729 a.C. fondarono nelle immediate vicinanze il villaggio di Katane (Kατάvη), e costoro si stabilirono anche a Cifali. I Calcidesi ingrandirono il villaggio, che dieci anni dopo il loro insediamento arrivò a contare oltre 1.400 anime, e lo adornarono di grandiose opere, come il tempio dedicato alla dea Cibele, costruita intorno al II secolo a.C. Sotto i Romani, il villaggio, denominato Demetria, ospitava un magazzino per la conservazione del frumento e vi fu introdotto il culto della dea romana Cerere, con l'edificazione di un tempio ad essa dedicato.
La diffusione del Cristianesimo avvenuta in Sicilia dopo il V secolo, portò alla costruzione di edifici sacri, che interessò anche Cifali: il papa Gregorio Magno, che a Cifali possedeva dei terreni, nel 591 fondò su uno di essi un cenobio femminile sotto la regola benedettina, sollecitato da un suo amico, un nobile catanese di nome Giuliano. La Badia di Cifali, ebbe assegnata da Papa Gregorio una rendita annuale e verso la fine del IX secolo verrà intitolata a San Giuliano. Prosperò fino al 974, anno in cui Catania cadde in mano agli Arabi, per poi riprendere la sua attività monastica nel 1094, quando i Normanni avevano liberato la Sicilia dall'occupazione saracena. Le monache della badia dedicarono la loro chiesa al culto della Divina Sapienza, ossia della "Santa Sofia", che a Catania era particolarmente diffuso in epoca bizantina. L'antico monastero diede il nome all'omonima collina di Cifali su cui sorgeva, e le suore benedettine che vi dimoravano, essendo l'edificio in cattive condizioni, fu abbandonato dalle medesime nel 1293, e si trasferirono in uno nuovo edificato alla Civita.
Nel 1383, fu edificata la chiesa di Santa Maria degli Angeli, accanto alla quale nel 1551, l'Ordine dei Cappuccini guidato da frate Bernardino da Reggio, eresse un monastero grazie alle donazioni fatte dalla nobildonna Caterina Fimia. Il monastero fu abbandonato dai frati cappuccini nel 1622, che si trasferirono presso un altro complesso sorto in un'area dove sorge l'odierno Palazzo della Borsa di Catania.
Nel XVII secolo, il sobborgo, che divenne Cibali, si presentava come piccolo nucleo di case sparse. Nel 1625, il vescovo Innocenzo Massimo e Teodosio, abate del Monastero di San Nicolò l'Arena, stipularono un accordo per la canalizzazione delle abbondanti acque del borgo, che portarono alla costruzione dell'acquedotto che doveva rifornire Catania, avvenuta nel 1643.
L'eruzione dell'Etna del 1669, che seppellì e distrusse con la lava i casali situati a ridosso del vulcano, spinse gli abitanti di quei luoghi a fuggire, e a Cibali trovarono rifugio numerosi profughi provenienti da Misterbianco, e circa un migliaio di essi vi si stabilirono definitivamente. I misterbianchesi, che aprirono numerose attività artigianali, scelsero Cibali per l'abbondanza di acqua delle sue sorgenti, e le donne, in particolare, diedero inizio alla tradizione delle «lavandaie di Cifali», cosicché venne costruito un lavatoio pubblico. La sorgente di Cibali, che dal 1092 era di proprietà della Diocesi di Catania, su donazione fatta dal Gran conte Ruggero, e dopo il 1669 fu ceduta al Senato di Catania da parte del vescovo Michelangelo Bonadies per il canone annuale di 5 onze, allo scopo di farla utilizzare dai cittadini, e l'acqua venne portata al nuovo quartiere del Borgo. Per i profughi misterbianchesi, lo stesso Vescovo Bonadies, fece erigere la chiesa intitolata al culto della Madonna delle Grazie, patrona della loro cittadina, e alla sua morte, avvenuta nel 1686, lasciò in eredità agli abitanti della borgata, la fontana dalla quale affluiva l'acqua per il lavatoio pubblico, e perciò gli fu intitolata la piazza principale.
Il terremoto del 1693 che colpì duramente la Sicilia orientale, fu particolarmente catastrofico a Catania, dove i decessi furono oltre 18 mila. Distruzione e morte si ebbero ovviamente anche Cibali, rasa totalmente al suolo, e il Senato catanese provvide alla sistemazione dei superstiti, erigendo capannoni nel giardino della Madonna del Conforto. Dei superstiti della borgata cifalota si occuparono il protomedico conte Nicolò Tezzano e il canonico don Giuseppe Cilestri, e quest'ultimo, vice cancelliere dell'Università di Catania, assieme al Tezzano, negli orti di Cibali fecero costruire tre ampi capannoni dove svolgere le lezioni universitarie, che ripresero 39 giorni dopo il disastro tellurico. Il timore infatti, era quello secondo cui Palermo e Messina, col pretesto del terremoto, potessero far togliere a Catania il titolo e i privilegi dell'Almo studio, in loro favore.
Un altro terremoto che colpì la borgata catanese, fu quello del 20 febbraio 1818, che danneggiò gran parte degli edifici, ma che fortunatamente non causò vittime. Nel 1834, la popolazione di Cibali contava 1.466 anime, composta in prevalenza da manovali e braccianti agricoli, che abitavano in case terrane. Molti decenni più tardi, nel 1884, Cibali fu colpita da un ciclone originatosi a Misterbianco, che causò vittime e danni agli edifici, e si spostò in seguito al Borgo e Ognina.[22] Sempre nel corso del XIX secolo, molti abitanti dei quartieri catanesi del centro storico, durante i periodi del colera del 1854-55, 1866 e del 1887, trovarono rifugio a Cibali per sfuggire all'epidemia.
All'inizio del XX secolo, Cibali conservava ancora le sue caratteristiche di borgo rurale a ridosso della città di Catania, e in quel periodo molte famiglie facoltose catanesi vi edificarono le proprie ville, in cui trascorrevano il periodo estivo. Nel 1906, venne inaugurata la linea tramviaria "Piazza Duomo - Piazza Bonadies", che collegava Cibali con il centro della città etnea.] Lo sviluppo dei collegamenti tra la borgata e il centro storico di Catania, favorì un significativo flusso migratorio dagli altri quartieri ed un primo processo di espansione edilizia, che avvenne soprattutto dopo la prima guerra mondiale. Cibali, fu scelta come zona dove poter edificare lo stadio di calcio, inaugurato nel 1937. Durante la seconda guerra mondiale, frequenti furono le incursioni aeree operate dall'aviazione militare anglo-americana che colpirono Cibali, delle quali la più tragica, fu quella del 19 luglio 1943, che oltre a causare molti decessi, distrusse completamente la parrocchia del quartiere.
Nel dopoguerra, il quartiere fu interessato da un importante sviluppo urbanistico, con la creazione di nuove strade e nuovi insediamenti abitativi, in particolare nella parte meridionale che gravita attorno allo stadio. Inglobata nella città, a metà anni sessanta, la sua popolazione superò la soglia dei 20 mila abitanti.
Cibali, per la sua originaria caratteristica di borgo rurale, non presenta monumenti e beni architettonici di particolare rilievo. Prima della grande speculazione edilizia della seconda metà del XX secolo, notevole era la presenza di villette in stile liberty, di proprietà di facoltose famiglie catanesi che la scelsero come luogo di villeggiatura.
Il monumento più significativo è rappresentato senz'altro dalla Chiesa della Divina Maternità della Beata Vergine Maria, situata nella piazza centrale di Cibali. Fu costruita tra il 1946 e il 1952 su una preesistente chiesa intitolata al culto della Madonna delle Grazie risalente alla fine del XVII secolo, distrutta da un'incursione aerea dell'aviazione anglo-americana del 1943. Altro luogo di culto cattolico del quartiere è la Chiesa della Natività del Signore, che sorge in piazza Santa Maria Ausiliatrice, nella parte ovest, costruita nel 1923 su un terreno donato dalla famiglia Marletta-Calì ed eretta a parrocchia nel 1973. Sul Viale Rapisardi si trova ubicata la Chiesa di San Luigi Gonzaga, eretta nel 1964. In contrada Susanna, nel lato sudovest, sorge una chiesa di culto evangelico delle Assemblee di Dio in Italia, ospitata nei locali di un ex sala cinematografica dismessa nel 1982.
Degno di menzione è il lavatoio pubblico, che sorge a ridosso di Piazza Bonadies. Costruito nel 1671 da maestranze locali, ed alimentato dalle acque del fiume Lògnina, era utilizzato dalle massaie del borgo, e fu sottoposto ad una prima opera di restauro nel 1864. Ristrutturato nel 2008, il monumento è inaccessibile al pubblico.
Nella parte nordorientale del quartiere, sorge un giardino pubblico, dotato di parco giochi, e la cui superficie è di 6080 m², il Parco Gandhi, costruito negli anni sessanta e intitolato dal 1998 al filosofo indiano, di cui all'interno sorge una sua statua, donata in quell'anno dal governo della Repubblica dell'India.
A Cibali, in via Franchetti, si trova la sede del Tribunale per i minorenni del capoluogo etneo.
Nel quartiere è presente l'Istituto San Francesco di Sales, casa salesiana attiva dal 1889, tra le più antiche della Sicilia, il cui complesso ubicato in via Cifali, comprende scuole di istruzione primaria e secondaria, nonché un oratorio, una chiesa, un teatro e una biblioteca.
Cibali, per la sua antichità è stata oggetto di ricerche archeologiche e speleologiche da parte di molti studiosi del campo. Nel XVI secolo fu scoperta un'iscrizione greca che indica il nome della borgata con il nome Demeter, nella zona in cui oggi è situata la stazione ferroviaria. Nella zona, è stata inoltre rinvenuta una statua marmorea della dea Cerere, alta 8 pollici, conservata al Museo civico.
Nel 1601, è stata rinvenuta una moneta in bronzo risalente al III secolo a.C., che nelle due facciate riporta le raffigurazioni della testa di Giano (nel recto) e di Cerere (nel verso), e l'indicazione Katanaion.
All'epoca romana risale pure l'acquedotto che fino all'eruzione del 1381 trasportava le acque del fiume Longane, di cui oggi si conservano pochi resti nella piazza principale.
Nonostante la sua vastità, nel quartiere sorgono poche strutture scolastiche pubbliche, limitate ad una scuola materna, una scuola di istruzione primaria di primo e secondo grado, ed un liceo scientifico.
In via Valdisavoja, sorge una sede del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università degli Studi di Catania.
A Cibali, nella parte meridionale, sorge il Teatro Verga, fondato nel 1969, e sede del Teatro Stabile di Catania.
L'economia di Cibali, che fino al periodo compreso tra le due guerre, si reggeva in massima parte sull'agricoltura e l'artigianato, oggi si regge quasi esclusivamente sul commercio al dettaglio e all'ingrosso.
Importante è l'attività del mercatino rionale, che si svolge una volta la settimana nel giorno di sabato in piazza Spedini.
Il quartiere Cibali è regolarmente servito dai mezzi pubblici dell'AMT, e vi transitano gli autobus delle linee 433, 642, 702, 726.
In via Galermo si trova la Stazione di Catania Cibali, fermata del servizio ferroviario a scartamento ridotto offerto dalla Ferrovia Circumetnea attivo dal 1895, che collega Catania con Riposto. In corrispondenza della stazione ferroviaria, si trova quella sotterranea, anch'essa denominata Cibali della Metropolitana di Catania, che nonostante l'entrata in esercizio della tratta "Borgo-Nesima" avvenuta nel 2017, i lavori per il suo completamento non sono stati ancora conclusi.[45]
A Cibali, nella piazza Vincenzo Spedini, sorge lo stadio di calcio comunale, inaugurato nel 1937 con il nome di Stadio Cibali, dove la squadra del Calcio Catania disputa le proprie partite interne, e che dal 2002 è intitolato ad Angelo Massimino, storico presidente della società rossoazzurra.
Adiacente allo stadio, vi è il palazzetto dello sport, che dal 2018 è intitolato a Luciano Abramo, dirigente sportivo di pallavolo maschile, vincitore dello scudetto con la Paoletti Catania nel 1977-78.