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San Berillo (San Berillu in dialetto catanese) è un quartiere della zona centrale di Catania, facente parte della I Circoscrizione, (già I Municipalità, quella del Centro Storico) comprendente anche i quartieri Angeli Custodi, Antico Corso, Civita, Fortino, Giudecca e San Cristoforo.
Il quartiere è dedicato a san Berillo di Catania, secondo la tradizione primo vescovo e fondatore della comunità cristiana catanese, inviato a Catania da san Pietro apostolo in persona e morto martire.
Il quartiere confina a nord-ovest con il quartiere Spirito Santo, a nord con Santa Maria della Grotta, a nord-est col quartiere Crocifisso della Buona Morte, a est con Santissimo Sacramento Ritrovato, a sud con il quartiere Agnonella e ad ovest con il quartiere Quattro Canti - Piano della Sigona.
Questi sono i quartieri che tra l'altro vengono considerati come un tutt'uno con San Berillo nell'immaginario dei catanesi, data la contiguità del tessuto urbano, e che sono stati anche quelli maggiormente colpiti dallo sventramento degli anni cinquanta, più dello stesso San Berillo propriamente detto.
San Berillo era un antico quartiere del centro di Catania densamente abitato e pieno di botteghe di artigiani che a seguito dello spostamento verso nord del centro della città perse importanza fino a diventare un quartiere degradato. Dopo il terremoto del Val di Noto del 1693, che rappresentò una cesura nella storia urbanistica di Catania, si avvia la ricostruzione della città orientando l'asse principale viario dell'abitato verso l'Etna e ponendo nei cosiddetti Quattro Canti il fulcro della ristrutturazione.
Il quartiere di San Berillo prendeva corpo a partire da piazza Stesicoro, protendendosi ad est di via Etnea in direzione della zona in cui fu inaugurata la stazione della ferrovia; nella sua crescita tuttavia non si realizzò alcuna arteria viaria in direzione della stazione[1].
Nel 1882 a Gentile Cusa fu affidato il compito di completare il quartiere in rapporto alla stazione e nel 1888 si avviò il primo Piano regolatore pel risanamento e per l'ampliamento della città di Catania.
Nel 1904 gli scavi archeologici in piazza Stesicoro diretti da Filadelfo Fichera rappresentano un primo accenno di programma archeologico, edilizio e sanitario per San Berillo con l'idea di collegare il quartiere alla stazione. Il Grande Albergo in piazza Cappellini è l'unico edificio di rilievo ma il resto a San Berillo è costituito da case basse e un'urbanizzazione caotica e fittissima. L'impulso commerciale dello zolfo indirizza i notabili catanesi verso l'ipotesi dello sventramento: scopi principali sono l'afflusso e il deflusso dalle stazioni, la circolazione di aria e di luce, abbattere i vicoli infetti (nel 1911 un'epidemia di colera fa molti morti) e isolare i grandi edifici e i monumenti
Si susseguirono una serie di piani di sventramento: nel 1913 un piano di demolizione radicale; un piano del 1927; i progetti, Alfa 1932 di Piccinato, Guidi, Marletta e S.P.Q.C. di Mancini, Paternò, Severino confluiti nel PRG del 1934. Il vecchio progetto di sventramento riparte dopo il bombardamento (1947).
Il cosiddetto piano di risanamento iniziato negli anni cinquanta non portato interamente a termine, ha determinato una ferita nel volto della città e lasciato un vuoto ancora visibile nel tessuto urbano e un contenzioso tra i privati proprietari delle aree interessate e il Comune di Catania. Gli abitanti del vecchio quartiere vennero spostati verso la periferia nel nuovo quartiere di San Leone noto per questo anche come San Berillo nuovo distruggendo tante attività lavorative e delle realtà artigianali importanti per l’economia della città.
Nel 2019 il quartiere San Berillo si presenta con un nuovo volto, grazie a giovani imprenditori che hanno deciso di rivalutarne l'immagine investendo in locali e zone d'interesse culturale che attirano quotidianamente la curiosità di turisti e catanesi che godono di questa ritrovata bellezza.