1° Itinerario artistico-culturale
Il nostro tour ha inizio dalla Catania dei nostri giorni: il lungomare che ci mostra i due aspetti naturalistici che caratterizzano la nostra città : il mare e la montagna; piazza Europa, il viale Africa con le sue imponenti costruzioni moderne: il palazzo delle Poste ed il centro fieristico, che riesce a fondere in maniera abbastanza gradevole ferro e vetro ad elementi preesistenti della vecchia raffineria di zolfo.
Si arriva poi a piazza Giovanni XXIII. In questa piazza oltre alla Stazione centrale è situata la fontana di Proserpina. Questa fontana è stata eretta con vile materiale cementizio dallo scultore Giulio Moschetti nel 1900. Riesce ad esprimere il tumultuoso e vibrante movimento della sirena e degli ippocampi, il terrore della dea giovinetta rapita, la vigorosa tranquillità del nume ghermitoree lo scatto dei cavalli scalpitanti.
Percorriamo adesso Via S. Giuliano per arrivare a Piazza Bellini. In questa piazza si trovano: la copia dell'antica fontana detta dei Delfini, progettata dal Vaccarini, il palazzo del Mutilato, il palazzo delle Finanze e lo splendido Teatro Massimo Bellini.
Il teatro Massimo Bellini, costruito dall'architetto Carlo Sada, fu inaugurato il 31 Maggio 1890 con la rappresentazione della Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini. Nel foyer è collocata la statua del musicista catanese. La sala è grande e magnifica ed ha un'acustica perfetta.
Adesso ci avviamo verso piazza S. Placido. Qui si trova la chiesa omonima. La chiesa con l'annesso monastero delle Benedettine venne fondata nel 1409 sulle antiche rovine di un tempio di Bacco. Distrutta dal terremoto del 1693, venne ricostruita per l'impegno delle uniche monache che si salvarono dalla catastrofe. La nuova chiesa venne consacrata il 31 ottobre 1723. Sopra la porta d'ingresso vi è la dedica al Santo nell'anno in cui il prospetto concavo, splendido esempio di barocco dovuto a Stefano Ittar, venne completato.
Sulla stessa piazza si nota il Palazzo dei principi Biscari.
La sua costruzione ebbe inizio nel 1695 su disegno attribuito ad Alonzo Di Benedetto. Ad Antonio Amato si deve la serie di portali, divise da lesene percorse da cartocci e sculture corporee. Nel palazzo fu costruito anche un teatro che poi fu aperto al pubblico.
Adesso ci avviamo verso piazza del Duomo. Prima di arrivare alla piazza notiamo, proprio di fronte al prospetto nord della Cattedrale, la Badia di S. Agata, splendido esemplare dell'arte del Vaccarini (1735). Il suo prospetto, massiccio e solenne, è caratterizzato da vistosi motivi decorativi e da un superbo arcone che sovrasta il portale d'ingresso. L'interno, a croce greca, è dominato dell'alta cupola. Attiguo alla Badia è un convento forse dello stesso Vaccarini.
Lo splendido scenario architettonico della settecentesca piazza DUOMO ci presenta al centro la fontana dell'Elefante "u Liotru", opera del Vaccarini (1735-36). I pezzi di cui è composta la fontana hanno origine ed età diverse: l'elefante, simbolo della città, è di autore ignoto, qualcuno lo attribuisce al mitico Dedalo; l'obelisco è egizio e proviene dal tempio di Iside di Siene; è formato da una colonna di granito a sezione esagonale sulla quale sono incisi geroglifici relativi al culto della dea Iside; la fontana è del 1736 ed è stata disegnata dal Vaccarini. Le due vaschette laterali a conchiglia del basamento rappresentano il Simeto e l'Amenano.
Osserviamo l'assetto settecentesco della bella piazza, ci soffermiamo ad ammirare uno per uno tutti i monumenti che vi si trovano attorno. Iniziamo dalla superba facciata della Cattedrale del Vaccarini (1734). Sorta sulle terme Achilliane, per volere del conte normanno Ruggero nel 1094, la Cattedrale fu costruita come "ecclesia munita", cioè come cattedrale fortezza. Crollò con il terremoto del 1693, fu ricostruita nel XVIII secolo. In essa sono riconoscibili tre parti: quella normanna, nelle absidi e nelle due cappelle laterali di S. Giorgio; quella sveva, nelle basi di alcune colonne, visibili mediante appositi scavi nel pavimento e nelle torri d'ingresso, oggi incorporate alla facciata; ed infine quella barocca, costituita dalle tre navate di Girolamo Palazzotto e dalla facciata diG.B. Vaccarini, del 1734.
La Cattedrale è collegata al Seminario dei Chierici da un cavalcavia: porta Uzeda; la porta edificata nel 1696 ed intitolata al vicerè del tempo, immette nell'antico porto vecchio.
Subito dopo notiamo il Seminario dei Chierici realizzato per mano di Alonzo Di Benedetto e Francesco Battaglia. L'edificio, fondato dal vescovo Antonio Faraone il 18 aprile 1572, fu poi distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito nel 1706 su un'ala dei resti del palazzo vescovile.
Ancora oltre troviamo la fontana dell'Amenano, opera dello scultore napoletano Tito Angelini del 1867. La fontana, dedicata all'Amenano (dio fluviale onorato nell'antichità dai catanesi) , è stata costruita su un canalone che convoglia le acque del fiume verso il mare. E' costituita da una grande vasca a forma di conchiglia sulla quale si staglia la figura di un giovanetto, dal sorriso enigmatico, nel quale è personificato il dio Amenano. Ai due lati vi sono altrettanti tritoni.
All'angolo con via Garibaldi possiamo ammirare l'elegante e fastoso Palazzo dei Principi del Pardo, dai balconi settecenteschi riccamente scolpiti con figure grottesche l'una diversa dall'altra.
All'altro angolo della strada, proprio di fronte alla Cattedrale, notiamo il grande Fondaco di S. Agata, chamato anche Palazzo Zappalà, che conteneva l'Albergo del Leon d'oro, dove Goethe fu ospitato nel 1787. Nel palazzo Zappalà, fino all'inizio del nostro secolo, oltre all'hotel d'Orient (al secondo piano, all'angolo con via Garibaldi) funzionavano altri due alberghi: l'hotel Elephant (al primo piano) e l'Hotel Central Europe e Restaurant (al secondo piano, all'angolo con via Vittorio Emanuele).
Proseguendo il giro della piazza, troviamo il piccolo e grazioso palazzo Marletta. Separato da una viuzza notiamo la mole maestosa del palazzo degli Elefanti, sede del Municipio, costruito da G. B. Vaccarini nel 1741; nelle decorazioni delle finestre presenta alternativamente una A, iniziale di S. Agata e un elefante, simbolo della città, da cui il nome del palazzo.
Percorriamo adesso via Vittorio Emanuele, una delle strade più antiche di Catania, caratterizzata da splendidi palazzi.
Sulla nostra destra si trova piazza S. Francesco d'Assisi con al centro il monumento al Cardinale Dusmet, arcivescovo di Catania dal 1867 al 1894. Sulla destra della piazza è situata la Chiesa di S. Francesco, popolarmente detta dell'Immacolata, dalla bella statua lignea settecentesca che si trova dentro una nicchia della cappella. Fondata, con l'annesso convento nel 1329, dalla regina Eleonora, moglie di Federico II d'Aragona sulle rovine del tempio di Minerva, fu riedificata dopo il terremoto del 1693. Ha un monumentale prospetto ottocentesco con due campanili.
In fondo alla piazza si nota il voltone di San Benedetto che unisce la piccola Badia alla grande Badia. L'arco di S. Benedettoimmette nello splendido scenario di via Crociferi, una delle più splendide strade d'Italia che, con le sue monumentali chiese, rappresenta un complesso unico dell'architettura barocca.
Percorrendo ancora via Vittorio Emanuele, troviamo sulla destra l'ingresso del teatro greco. La sua origine risale al 415a.C.. Il teatro greco è di forma semicircolare; il rivestimento della cavea e dell'orchestra era di marmo, mentre scale, gradoni e strutture sulle quali poggiavano gli archi erano di pietra lavica. Poteva ospitare settemila spettatori. Serviva per le rappresentazioni teatrali quali le tragedie greche e le commedie. Oggi sono visibili soltanto buona parte della cavea, il margine dell'orchestra e pochi resti della scena.
Contiguo al teatro greco è situato l'Odeon, che è il monumento antico meglio conservato. Anche questo di forma semicircolare, ma molto più piccolo, poteva contenere circa 1300 spettatori. L'Odeon serviva per i cori, per i concerti, per le prove teatrali e per le conferenze.
Percorrendo ancora via Vittorio Emanuele si arriva a Piazza Palestro con la sua imponente porta Ferdinandea.
Il prospetto interno della porta dà su piazza SS. Crocifisso Majorana, chiamata così per l'omonima chiesa, mentre il prospetto esterno si affaccia su piazza Palestro.
La chiesa SS. Crocifisso Majorana venne innalzata dai fedeli nel 1700. Sorge sul luogo in cui era un'icona con un Crocifisso dipinto con succhi di maggiorana (majorana).
La porta Ferdinandea, conosciuta dai catanesi quale porta Garibaldi o meglio ancora "porta o furtinu" perchè sorse a fianco della vecchia porta fortificata che usciva per Palermo, è opera di Antonio Battaglia e Stefano Ittar. E' stata realizzata in conci di lava e pietra bianca di Comiso. Costruita nel 1768 come arco di trionfo per celebrare il matrimonio del re Ferdinando IV di Napoli con Maria Carolina d'Austria. Il prospetto interno è caratterizzato dalla "fenice" (che a molti sembra un'aquila), il mitico uccello che rinasce dalle ceneri e vuole simboleggiare la rinascita della città, più volte distrutta dalla lava e dal terremoto. Il prospetto esterno, ricco di ornamenti, mascheroni e trofei, è coronato da un grande orologio sormontato da un'aquila.
Adesso percorriamo via Garibaldi, anche questa è una delle più antiche e importanti strade di Catania. Questa strada, partendo dal Duomo, si allunga fra una serie di palazzi antichi di pregevole fattura fino all'arco di porta Garibaldi.
Si arriva adesso a piazza Federico di Svevia, dove sono situati il Castello Ursino e la chiesa di S. Sebastiano con il suo bel portale settecentesco.
Il Castello Ursino fu costruito tra il 1239 e il 1950 dall'architetto militare Riccardo da Lentini per ordine di Federico II di Svevia. E' una massiccia costruzione con 50 metri di lato, a pianta perfettamente quadrata, con quattro torri agli spigoli, dette la Torre dei Martìri, la Torre delle Bandiere, la Torre del Sale e la Torre dei Magazzini.
E' stato per secoli, fortezza, reggia, sede di parlamenti, caserma, prigione; dopo i restauri del 1932-34 è stato adibito a sede del Museo Civico, che comprende reperti archeologici ed una ricca pinacoteca, nonchè una raccolta di stampe. Nel 1556 l'imperatore Carlo V vi fece aggiungere due torrioni, per il privilegio detto delle due bandiere, l'una per il Val di Noto e l'altra per il ValDèmone. Nel 1669 fu circondato dalla lava che coprì i quattro torrioni cincostanti e lo allontanò notevolmente dal mare, mentre prima dominava il golfo.
All'esterno, sulla porta d'ingresso, si nota la nicchia dove l'aquila strozza l'agnello catanese, ricordo tremendo della punizione inflitta ai catanesi nel 1232; sull'architrave di uno dei balconi di levante si nota la "pentalfa", un segno cabalistico, su cui si diceva che Federico II facesse molto assegnamento.
Il Castello Ursino rappresenta la sintesi della storia e della civiltà catanese.
Proseguiamo ora per piazza Dante. Questa piazza è dominata dall'immenso complesso architettonico formato dal Convento dei Benedettini e dalla chiesa di S. Nicolò l'Arena.
Il Convento dei Benedettini fu iniziato nel 1558 da Valeriano De Franchis e poi completamente rifatto in stile barocco dopo il terremoto del 1693, da vari architetti tra cui Antonio Amato e Stefano Ittar. La facciata del Convento con la ricchissima decorazione contrasta con il frigido portale neoclassico di Carmelo Battaglia (primo Ottocento). L'interno è ricco di grandiosi corridoi e di due chiostri. Nel convento hanno trovato sede caserme, ospedali e scuole, nonchè la Biblioteca civica "Ursino Recupero" alloggiata nell'ala nord del Convento, nella quale Vaccarinidimostrò la sua abilità come ideatore di interni.
La Chiesa di S. Nicolò l'Arena fu iniziata nel 1697 su disegno diGiovan Battista Contini; ispirata a grandi modelli romani, fu proseguita dopo il terremoto da vari architetti tra cui Francesco Battaglia e Stefano Ittar, a quest'ultimo si deve la cupola alta 62 metri che realizzò tra il 1768 e il 1769. Il prospetto fu lasciato incompleto nel 1796 per difficoltà tecniche. L'interno, a tre navate a pilastri, è molto imponente (105 metri di lunghezza), ospita l'organo realizzato nel 1767 da Donato del Piano con 2916 risonanti canne e una splendida cornice rococò intagliata dal napoletano Gaetano Franzese. All'interno del convento si trova anche la grande meridiana del 1841.
Va ricordato che dal 1926 la chiesa accoglie il lapidario dei Caduti e il sacrario ricavato in locali contigui alla sacrestia.
Adesso ci avviamo verso piazza Stesicoro. Sul lato destro della piazza si trova il monumento a Vincenzo Bellini, opera di Giulio Monteverdi (1882), che rappresenta il grande musicista catanese e le sue quattro opere principali: Norma, Sonnambula, Pirata e Puritani, e sempre sul lato destro si trova il Palazzo del Toscano che fu completato nel 1878. Il prospetto del palazzo è caratterizzato dall'arco del portone compreso tra due colonne sporgenti. Il resto della facciata è definito da linee geometriche rette.
Sul lato sinistro della piazza si trova Palazzo Tezzano, il palazzo della Borsa e la chiesa di S. Biagio.
Il palazzo Tezzano fu costruito nel 1724 in sobrio stile barocco daAlonzo di Benedetto per servire da ospedale; in seguito fu sede del Tribunale fino al 1953 ed oggi è sede di scuole e della Societàdi Storia Patria. La chiesa di S. Biagio o S.Agata alla fornace, luogo in cui S.Agata venne posta sui tizzoni ardenti, risale al 1098. Dopo il terremoto del 1693 venne riedificata per volere del vescovo Andrea Riggio. Sull'attico, al centro, si trova un gruppo marmoreo raffigurante S.Agata con gli angeli; ai lati sono poste le statue di S. Andrea e S. Biagio. Da questa chiesa tutti gli anni, a mezzogiorno del 3 febbraio, si muove il solenne corteo dei vescovi e della municipalità cittadina per l'offerta dalla cera da parte dei catanesi alla Patrona.
Al centro si trova l'Anfiteatro romano.
Rimesso in parte in luce da scavi iniziati nel 1903, l'anfiteatro catanese come grandezza era inferiore soltanto al Colosseo. Di forma ellittica, poteva contenere 16.000 spettatori. Il suo asse maggiore era di m. 125 e il minore di m. 105, aveva 56 archi, 32 ordini di posti e raggiungeva un'altezza massima di 31 metri.
Le sue fondamenta arrivano fino a via Penninello; l'ossatura era in pietra lavica, mentre il rivestimento era in parte di marmi pregiati.
Gran parte delle mura della città furono costruite con i materiali provenienti dall'anfiteatro.
Qui si conclude il 1° itinerario artistico-culturale
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