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TOUR attraverso il centro storico di Catania

di Pina Licciardello

TOUR AL  CENTRO STORICO di

CATANIA

 

(Questo tour inizia dalla Stazione centrale ed arriva a Piazza Duomo)

 

Il tour parte da  piazza Giovanni XXIII. In questa piazza oltre alla Stazione centrale è situata la fontana di Proserpina. Questa fontana è stata eretta con vile materiale cementizio dallo scultore Giulio Moschetti nel 1900. Riesce ad esprimere il tumultuoso e vibrante movimento della sirena e degli ippocampi, il terrore della dea giovinetta rapita, la vigorosa tranquillità del nume ghermitore e lo scatto dei cavalli scalpitanti.

 

Si percorre poi via VI Aprile, e si arriva a Piazza dei Martiri, dove al centro è situata la statua di S. Agata su una colonna che proviene dal tetro greco. Si imbocca  via Dusmet, dove vi sono gli archi della Marina (si ricorda che fino al secolo scorso il mare arrivava sotto gli archi fino a metà di via Dusmet; L’altra metà serviva per la passeggiata alla Marina, fino a Piazza Alcalà, che non esisteva, ma era il punto dove la gente  prendeva l’imbarcadero per recarsi alla Plaia). Lungo via Dusmet notiamo a destra Palazzo Biscari, splendido esemplare dell’arte barocca catanese, subito dopo il palazzo dell’Arcivescovado, anch’esso settecentesco, costruiti tutti e due  sui bastioni della città.

 

A sinistra vi è Villa Pacini costruita alla fine del secolo scorso e dedicata al musicista catanese Giovanni Pacini; al centro della villetta vi è la statua del musicista.

 

Si gira a destra e si attraversa Porta Uzeda (che non è una porta della città, contrariamente al suo nome, ma è semplicemente un cavalcavia fra la Cattedrale e il Seminario dei Chierici. La porta è stata costruita nel 1696 e intitolata al vicerè del tempo.

 

Si arriva, quindi, a Piazza del Duomo, il cuore dalla città. 

 

Lo splendido scenario architettonico della settecentesca piazza ci presenta al centro la fontana dell'Elefante  "u Liotru", opera del Vaccarini (1735-36). I pezzi di cui è composta la fontana hanno origine ed età diverse: l'elefante, simbolo della città, è di autore ignoto, qualcuno lo attribuisce al mitico Dedalo; l'obelisco è egizio e proviene dal tempio di Iside di Siene; è formato da una colonna di granito a sezione esagonale sulla quale sono incisi geroglifici relativi al culto della dea Iside; la fontana è del 1736 ed è stata disegnata dal Vaccarini. Le due vaschette laterali a conchiglia del basamento rappresentano il Simeto e l'Amenano.

 

Osserviamo l'assetto settecentesco della bella piazza, ci soffermiamo ad ammirare uno per uno tutti i monumenti che vi si trovano attorno. Iniziamo dalla superba facciata della Cattedrale del Vaccarini (1734).  Sorta  sulle terme Achilliane, per volere del conte normanno Ruggero nel 1094, la Cattedrale fu costruita come "ecclesia munita", cioè come cattedrale fortezza. Crollò  con il terremoto del 1693, fu ricostruita nel XVIII secolo. In essa sono riconoscibili tre parti: quella normanna, nelle absidi e nelle due cappelle laterali di S. Giorgio; quella sveva, nelle basi di alcune colonne, visibili mediante appositi scavi nel pavimento e nelle torri d'ingresso, oggi incorporate alla facciata; ed infine quella barocca, costituita dalle tre navate di Girolamo Palazzotto e dalla facciata di G.B. Vaccarini, del 1734.

 

La Cattedrale è collegata al Seminario dei Chierici  da  un cavalcavia: porta Uzeda; la porta edificata nel 1696 ed intitolata al vicerè del tempo, immette nell'antico porto vecchio.

 

 

Subito dopo notiamo il Seminario dei Chierici realizzato per mano di Alonzo Di Benedetto e Francesco Battaglia. L'edificio, fondato dal vescovo Antonio Faraone il 18 aprile 1572, fu poi distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito nel 1706 su un'ala dei resti del palazzo vescovile.

 

Ancora oltre troviamo la fontana dell'Amenano, opera dello scultore napoletano Tito Angelini del 1867. La fontana, dedicata all'Amenano (dio fluviale onorato nell'antichità dai catanesi) , è stata costruita su un canalone che convoglia le acque del fiume verso il mare. E' costituita da una grande vasca a forma di conchiglia sulla quale si staglia la figura di un giovanetto, dal sorriso enigmatico, nel quale è personificato il dio Amenano. Ai due lati vi sono altrettanti tritoni.

 

All'angolo con via Garibaldi possiamo ammirare l'elegante e fastoso Palazzo dei Principi  del Pardo, dai balconi settecenteschi riccamente scolpiti con figure grottesche l'una diversa dall'altra.

 

     All'altro angolo della strada, proprio di fronte alla Cattedrale, notiamo il grande Fondaco di S. Agata, chamato anche Palazzo Zappalà, che conteneva l'Albergo  del Leon d'oro, dove Goethe fu ospitato nel 1787. Nel palazzo Zappalà, fino all'inizio del nostro secolo,  oltre all'hotel d'Orient (al secondo piano, all'angolo con via Garibaldi) funzionavano altri due alberghi: l'hotel Elephant (al primo piano) e l'Hotel Central Europe e Restaurant (al secondo piano, all'angolo con  via Vittorio Emanuele).

 

Proseguendo il giro della piazza, troviamo il piccolo e grazioso palazzo Marletta. Separato da una viuzza notiamo la mole maestosa del palazzo degli Elefanti, sede del Municipio, costruito da G. B. Vaccarini nel 1741; nelle decorazioni delle finestre presenta alternativamente una A, iniziale di S. Agata e un elefante, simbolo della città, da cui il nome del palazzo.

 

 

Anche se non è situata sulla piazza, non possiamo non ammirare  il capolavoro dell'arte del Vaccarini (1735): la Badia di S. Agata, che con la sua superba cupola completa la splendida  cornice della piazza del Duomo.

 

     Percorriamo adesso Via Vittorio Emanuele verso sud, notiamo subito la Badia di S Agata, splendido esemplare dell'arte del Vaccarini (1735). Il suo prospetto, massiccio e solenne, è caratterizzato da vistosi motivi decorativi  e da un superbo arcone che sovrasta il portale d'ingresso. L'interno, a croce greca, è dominato dell'alta cupola. Attiguo alla Badia è un convento forse dello stesso Vaccarini.

 

Percorrendo ancora via Vittorio Emanuele,  a destra, prima di arrivare a piazza S. Placido, vi è l’Arcivescovado. Nel cortile interno possiamo notare le Absidi normanne (1092) della Cattedrale (ricordiamo che il materiale da costruzione delle absidi (blocchi di pietra lavica), era stato prelevato dall’anfiteatro romano).

 

 

Adesso ci avviamo verso piazza S. Placido. Qui si trova la chiesa omonima. La chiesa con l'annesso monastero delle Benedettine venne fondata nel 1409 sulle antiche rovine di un tempio di Bacco. Distrutta dal terremoto del 1693, venne ricostruita per l'impegno delle uniche monache che si salvarono dalla catastrofe. La nuova chiesa venne consacrata il 31 ottobre 1723. Sopra la porta d'ingresso vi è la dedica al Santo nell'anno in cui il prospetto concavo, splendido esempio di barocco dovuto a Stefano Ittar, venne completato.

 

Sulla stessa piazza si nota l’ingresso del  Palazzo dei principi Biscari. La sua costruzione ebbe inizio nel 1695 su disegno attribuito ad Alonzo Di Benedetto. Ad Antonio Amato si deve la serie di portali, divise da lesene percorse da cartocci e sculture corporee. Nel palazzo fu costruito anche un teatro che poi fu aperto al pubblico.

 

 Si continua ancora per via Vitt. Emanuele, subito dopo a sinistra si percorre via Landolina e si arriva a Piazza Bellini.

 

     In questa piazza si trovano: la copia dell'antica fontana detta dei Delfini, progettata dal Vaccarini, il palazzo del Mutilato, il palazzo delle Finanze e lo splendido Teatro Massimo Bellini.

 

Il teatro Massimo Bellini, costruito dall'architetto Carlo Sada, fu inaugurato il 31 Maggio 1890 con la rappresentazione della Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini. Nel foyer è collocata la statua del musicista catanese. La sala è grande e magnifica ed ha un'acustica perfetta.

 

All’uscita del teatro si va verso via S. Giuliano, si gira a sinistra e si arriva in via Etnea. Lungo quel tratto di via s. Giuliano si incontrano: a sinistra la Chiesa di S. Teresa, che fu riedificata dopo il terremoto del 1693, sulle rovine della precedente chiesa del 1643. Subito dopo il Teatro Sangiorgi, che fu fatto costruire da Mario Sangiorgi, industriale e impresario teatrale; fu inaugurato nel 1900. L'edificio era un hotel modello, con teatro, birreria, caffè concerto e ristorante. Subito dopo c’è il palazzo che ospita l’Accademia delle Belle Arti; a destra si trova Piazza Manganelli con il suo magnifico palazzo, proprietà dei principi Manganelli.

 

    All’incrocio tra via S. Giuliano e via Etnea vi è il bellissimo palazzo S. Demetrio in stile barocco.

    La bugnata facciata del palazzo è opera di Francesco e Pietro D'Amico e di Pietro Flavetta (1694). L'attuale piano soprastante il portale e le botteghe del piano terreno furono ricavati nel 1871 in conseguenza all'abbassamento del livello stradale di via Etnea. L'edificio, distrutto da un bonbardamento il 16 aprile 1943, venne ricostruito fra il '46 e il '48 dagli ingegneri Marletta e Francalanza.

 

    Subito dopo, girando a destra, lungo la via Etnea, vi è il palazzo del Governo, sede della Prefettura.

 

    Ancora più avanti vi è la Chiesa di S. Michele Arcangelo detta oggi dei Minoriti.

    Officiata dal 1911 dai padri Gesuiti. Il prospetto che affaccia in via Etnea è opera di Francesco Battaglia del 1770. Distrutta dal terremoto del 1693, fu ricostruita verso il 1785 e fino al 1876 appartenne ai Chierici Regolari Minori, detti Minoriti. La solida architettura della facciata si ispira al primo barocco romano; l'interno è dominata da una vasta cupola, vistosamente smaltata all'esterno.

 

     Si percorre ancora via Etnea e si arriva a Piazza Stesicoro.

 

     Sul lato destro della piazza si trova il monumento a Vincenzo Bellini, opera di Giulio Monteverdi (1882), che rappresenta il grande musicista catanese e le sue quattro opere principali: Norma, Sonnambula, Pirata e Puritani, e sempre sul lato destro si trova il Palazzo del Toscano che fu completato nel 1878. Il prospetto del palazzo è caratterizzato dall'arco del portone compreso tra due colonne sporgenti. Il resto della facciata è definito da linee geometriche rette.

 

 

    Sul lato sinistro della piazza si trova  Palazzo Tezzano, il palazzo della Borsa e la chiesa di S. Biagio.

 

    Il palazzo Tezzano fu costruito nel 1724 in sobrio stile barocco da Alonzo di Benedetto per servire da ospedale; in seguito fu sede del Tribunale fino al 1953 ed oggi è sede di scuole e della Società di Storia Patria.

    La chiesa di S. Biagio o  S.Agata alla fornace, luogo in cui S.Agata venne posta sui tizzoni ardenti, risale al 1098. Dopo il terremoto del 1693 venne riedificata per volere del vescovo Andrea Riggio. Sull'attico, al centro, si trova un gruppo marmoreo raffigurante S.Agata con gli angeli; ai lati sono poste le statue di S. Andrea e S. Biagio. Da questa chiesa tutti gli anni, a mezzogiorno del 3 febbraio, si muove il solenne corteo dei vescovi e della municipalità cittadina per l'offerta dalla cera da parte dei catanesi alla Patrona.

 

 

Al centro si trova l'Anfiteatro romano.

    Rimesso in parte in luce da scavi iniziati nel 1903, l'anfiteatro catanese come grandezza era inferiore soltanto al Colosseo. Di forma ellittica, poteva contenere 16.000 spettatori. Il suo asse maggiore era di m. 125 e il minore di m. 105, aveva 56 archi, 32 ordini di posti e raggiungeva un'altezza massima di 31 metri.

     Le sue fondamenta arrivano fino a via Penninello; l'ossatura era in pietra lavica, mentre il rivestimento era in parte di marmi pregiati.

     Gran parte delle mura della città furono costruite con i materiali provenienti dall'anfiteatro.

 

 

     Si continua il giro per via Manzoni, si gira a destra su via Penninello e si arriva in Via Crociferi. Questa perla della Catania settecentesca   deve il suo fascino alle chiese che vi si prospettano.

     Subito si trova il bel portale di Villa Cerami. Il palazzo con il suo bel giardino pensile è impiantato sulla bastionatura cinquecentesca detta di Carlo V. e sovrasta il rudere dell'anfiteatro romano. Molto bella l'ariosa scalinata. La costruzione ristrutturata negli anni Cinquanta è adibita a sede della Facoltà di Giurisprudenza.

 

    Non manchiamo di osservare, alla sinistra del portale, una fontanella del 1723 da molto tempo priva di acqua. Essa semplice nella forma, con tazza a conchiglia, reca una scritta enigmatica "Pubblico - non a publico - hic publicus" che significa: "questa  pubblica fontana, costruita a spese di un privato, dà acqua per generale utilità". Il principe Cerami ci teneva a precisare che aveva fatto costruire la fontanella per il popolo, in un luogo aperto a tutti, senza finanziamenti pubblici, esclusivamente col proprio denaro. 

 

    Adesso percorriamo via Crociferi verso sud. La prima chiesa che si incontra a destra è la Chiesa di S. Camillo dei Crociferi, che dà il nome alla strada, dalla congregazione dei "chierici regolari ministri degli infermi" detti dei Crociferi. Fatta costruire dal vescovo Galletti nel 1735, venne completata da Francesco Battaglia nel 1737. Pur dando il nome alla strada, questa chiesa non aggiunge nulla alla bellezza di via Crociferi.

 

  La casa dei Crociferi è ex convento della chiesa di S. Camillo, realizzato intorno al 1770 da Francesco Battaglia. Oggi è sede del sindacato CISL.    

    Al n. 72 si trova il palazzo Villaruel, realizzato da Francesco Battaglia.

     Al n. 30 c’è il palazzo Zappalà Tornabene progettato da Mario Di Stefano.

     Oltrepassata la salita di S. Giuliano, si nota a sinistra uno dei capolavori dell'architettura settecentesca catanese: la Chiesa di S. Giuliano. La chiesa, ad unica navata ellittica, è una delle massime opere di  G.B. Vaccarini. Iniziata da Giuseppe Palazzotto nel 1736, venne completata dall'illustre palermitano che vi dedicò particolare attenzione (1738-1760). La facciata curvilinea, con il suo gagliardo movimento convesso, genera vigorosi chiaroscuri. Una lanterna ottagonale nasconde dall'esterno la cupola impostata al centro della costruzione. Un'ampia cancellata chiude la superba gradinata avvalorando la convessità del prospetto. Il portale principale presenta un ampio frontone sormontato dalle figure allegoriche della Carità e della Fede.

 

    A destra vi è la Chiesa di S. Francesco Borgia, più nota col nome di Chiesa dei Gesuiti, con l'annesso collegio, già sede dell'Ospizio di beneficenza, oggi sede dell'Istituto d'Arte. In questa chiesa fu battezzato nel 1801 Vincenzo Bellini. L'elegante facciata della chiesa, con colonne binate ed ingresso da due scalinate laterali, è opera di Angelo Italia (sec. XVIII).

 

    Separata da una stretta viuzza, in fondo alla quale scorgiamo la scenografica facciata del palazzo Asmundo, tipica costruzione padronale del ‘700, vi è la Chiesa di S. Benedetto. Costruita tra il 1704 e il 1713, la chiesa è opera di Alonzo di Benedetto con suggestivo portale del Vaccarini. Sorge su una scalinata con facciata arricchita da statue che culminano con quella di S. Benedetto. Il vestibolo d'ingresso porta all'unica navata all'interno, il pavimento è ricco di preziosi marmi intarsiati.

 

    Attaccata alla Chiesa di S. Benedetto vi è la Badia grande e di fronte vi è la Badia piccola.

 

    La via si conclude con il bellissimo arco di S. Benedetto che pare sia stato costruito in una notte del 1704 per imporre al senato catanese il congiungimento delle due parti del monastero di S. Benedetto (la piccola Badia e la grande Badia). 

 

    Superato il voltone di S. Benedetto, arriviamo a piazza S. Francesco d'Assisi con al centro il Monumento al Cardinale Dusmet. Il Cardinale fu arcivescovo di Catania dal 1867 al 1984; il monumento fu eretto nel 1935. Nella piazza, che corrisponde alla
parte più meridionale della collina di Montevergine (la parte settentrionale si estende fino a piazza Dante), sono stati ritrovati nel 1959 i resti di un tempio dedicato a Demetra proprio accanto al monumento del Cardinale Dusmet.

 

    Sulla sinistra della piazza possiamo ammirare la Chiesa di S. Francesco d'Assisi, popolarmente detta dell'Immacolata, dalla bella statua lignea settecentesca che si trova dentro una nicchia della cappella. Eretta su disegno di Francesco Battaglia dopo il terremoto del 1693, ha un prospetto ottocentesco a due ordini di lesene di grande effetto monumentale. Si vuole che la chiesa, con l'annesso convento, sia stata costruita sulle rovine del tempio di Minervanell'anno 1329 dalla regina Eleonora d'Aragona (che ivi è sepolta), moglie di re Federico II d'Aragona.

 

    Di fronte alla chiesa si erge il palazzo Gravina-Cruyllas, dove nel 1801 nacque Vincenzo Bellini. L'edificio, in stile barocco, oggi è monumento nazionale ed accoglie il Museo belliniano dove sono esposti  partiture autografe, cimeli e ricordi del grande musicista catanese.

 

    Proseguiamo girando a sinistra per via Vittorio Emanuele. Percorrendo questa strada, una delle più antiche della città, non possiamo non osservare i bei palazzi settecenteschi; fra questi, al n. 201, troviamo palazzo Bruca. Dopo una breve sosta per  ammirare il suo bel cortile e i suoi eleganti saloni, ritorniamo a Piazza Duomo, dove ha termine il nostro giro al centro storico di Catania.

 

    Da Piazza Duomo si può  continuare il giro percorrendo via Garibaldi, si arriva a Piazza Mazzini, ex piazza S. Filippo, opera di Stefano Ittar e Francesco Battaglia del 1760. Le trentadue colonne in marmo bianco dell'archeggiato che sorregge le terrazze sono le medesime che in epoca romana ornavano il vicino teatro antico.

   Si prosegue fino a piazza Palestro con la sua imponente porta Ferdinandea. Il prospetto interno della porta dà su piazza SS. Crocifisso Majorana, chiamata così per l'omonima chiesa, mentre il prospetto esterno si affaccia su piazza Palestro.

 

La chiesa SS. Crocifisso Majorana venne innalzata dai fedeli nel 1700. Sorge sul luogo in cui era un'icona con un Crocifisso dipinto con succhi di maggiorana (majorana).

 

    La porta Ferdinandea, conosciuta dai catanesi quale porta Garibaldi o meglio ancora "porta o furtinu" perchè sorse a fianco della vecchia porta fortificata che usciva per Palermo, è opera di Antonio Battaglia e Stefano Ittar. E' stata realizzata in conci di lava e pietra bianca di Comiso. Costruita nel 1768 come arco di trionfo per celebrare il matrimonio del re Ferdinando IV di Napoli con Maria Carolina d'Austria. Il prospetto interno è caratterizzato dalla "fenice" (che a molti sembra un'aquila), il mitico uccello che rinasce dalle ceneri e vuole simboleggiare la rinascita della città, più volte distrutta dalla lava e dal terremoto. Il prospetto esterno, ricco di ornamenti, mascheroni e trofei, è coronato da un grande orologio sormontato da un'aquila

 

    Adesso si ritorna su via Garibaldi, si gira a destra per via Plebiscito, si percorre un pò questa via, poi si gira a sinistra e vi vede il bellissimo Castello Ursino.     

    Costruito tra il 1239 e il 1950 dall'architetto militare Riccardo da Lentini per ordine di Federico II di Svevia. E' una massiccia costruzione con 50 metri di lato, a pianta perfettamente quadrata, con quattro torri agli spigoli, dette la Torre dei Martìri, la Torre delle Bandiere, la Torre del Sale e la Torre dei Magazzini.

 

    E' stato per secoli, fortezza, reggia, sede di parlamenti, caserma, prigione; dopo i restauri del 1932-34 è stato adibito a sede del Museo Civico, che comprende reperti archeologici ed una ricca pinacoteca, nonché una raccolta di stampe. Nel 1556 l'imperatore Carlo V vi fece aggiungere due torrioni, per il privilegio detto delle due bandiere, l'una per il Val di Noto e l'altra per il Val Dèmone. Nel 1669 fu circondato dalla lava che coprì i quattro torrioni cincostanti e lo allontanò notevolmente dal mare, mentre prima dominava il golfo.

     All'esterno, sulla porta d'ingresso, si nota la nicchia dove l'aquila strozza l'agnello catanese, ricordo tremendo della punizione inflitta ai catanesi nel 1232; sull'architrave di uno dei balconi di levante si nota la "pentalfa", un segno cabalistico, su cui si diceva che Federico II facesse molto assegnamento.

     Il Castello Ursino rappresenta la sintesi della storia e della civiltà catanese.

 

 

Si ritorna su via Plebiscito, Via Vittorio Emanuele e Piazza Duomo, dove finisce il giro.