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Numerosissime sono le chiese dedicate alla Vergine. Le più interessanti sono le più antiche, quelle del Santo Carcere e di Sant'Agata la Vetere, perchè custodiscono alcune delle poche opere d'arte rimaste dal periodo bizantino al quattrocento.
La chiesetta del Santo Carcere
Dal periodo normanno sino al quattrocento le poche opere rimaste sono per lo più legate al culto di Sant'Agata. Le più importanti si trovano in Cattedrale, nella Chiesa di Sant'Agata la Vetere e nella Chiesa del Santo Carcere (che custodisce alcune reliquie della Santa). Quest'ultima originariamente era una chiesa normanno-gotica a pianta quadrata con l'ingresso a nord, su un vicolo oggi
scomparso.
Si trova inglobata nel bastione cinquecentesco della Carcarella, che in parte fu abbattuto nel 1760 per dare forma all'odierna parte d'ingresso. A sua volta il bastione ingloba l'ambiente antico che la tradizione religiosa individua come il carcere di Sant'Agata. Dall'interno, per una scala buia, si giunge alle carceri romane, ove un altarino con statua di marmo della Santa ricorda la sua miracolosa guarigione ad opera di San Pietro; qui la tradizione vuole, anche, che ella sia morta.
La chiesa, rifatta dopo il terremoto del 1693, conserva ancora la medievale volta a crociera a sesto acuto, decorata da ogive molto sporgenti. La sistemazione barocca è di Francesco Battaglia. Nel XIX secolo si aggiunse il presbiterio. Secondo la leggenda sul luogo dove si fermò la Santa, mentre veniva condotta in carcere, nacque un albero di ulivo. L'ulivo, oggi piantato all'esterno della chiesa, ricorda quella leggenda.
L'interno a navata unica custodisce alcune reliquie della Santa: i due lastroni di pietra lavica con l'impronta (a ricordo della pietra su cui si fermò prima di
entrare nel carcere) e la cassa entro cui furono trasportate le reliquie da Costantinopoli a Catania. Sull'altare maggiore è esposto il quadro di Bernardino Niger
Grecus, Il Martirio di Sant'Agata del 1588, nel quale è rappresentato l'anfiteatro, alle spalle dei
soggetti.
La Porta duecentesca, sulla facciata barocca, appartenne alla Cattedrale e fu qui posta nel 1763 da F. Battaglia.
Quattro ordini di stipiti inquadrano l'apertura con archi a tutto sesto. Le colonnine degli angoli hanno decorazioni a quadretti e chevron (strisce a
zig zag).
Fu costruita in periodo svevo, dopo che Federico II ordinò la distruzione di Catania. Alcuni studiosi sostengono che è di periodo normanno e che gli emblemi svevi le furono
sovrapposti.
Chiesa di S. Agata La Vetere
Eretta nel 313, perchè la Chiesa di Santa Maria di Betlemme era divenuta inadeguata, fu per molto tempo la Cattedrale di Catania.
Essa sorse su una chiesetta del 264. Il corpo della Santa vi fu trasferito nel V secolo. Nel 776 fu restaurata con i marmi del vicino tempio di Cerere. Quando nel 1660 furono abbattute parte delle mura e della Porta del re, la Chiesa si trovò in una posizione aperta, che le conferiva un particolare fascino. Poichè i terremoti del 1169 e del 1693 la distrussero, dell'architettura originaria non rimane nulla.
Conserva, però, alcuni cimeli antichi e pregevoli, riferiti al culto di Sant'Agata:
il sepolcro, la cui
cassa è d'epoca romano-imperiale, mentre il coperchio d'epoca bizantina; la trascrizione in marmo dell'
Epigrafe Evangelica, scritta in caratteri gotici, mentem sanctam spontaneam honorem
deo et patriae liberacionem; un bassorilievo di marmo d'epoca
paleocristiana.
Ricostruita nel 1722, fu ancora danneggiata dal terremoto del 1818. Nel 1823 fu nuovamente ricostruita. La facciata è
opera del Vaccarini, il campanile è di Carmelo Sciuto Patti, la cupola e la balaustra sono di
Carmelo Battaglia.
Ancora numerose opere furono dedicate alla Santa:
La Chiesa di Sant'Agata alla Fornace fu costruita sul luogo dove venne arsa la Santa, a 40 metri dal Santo Carcere, fuori le mura. Il Tempietto di Sant'Agata alle sciare (Ognina), dopo l'eruzione lavica del 1381, che coprì il mitico porto di Ulisse e circondò il tempio, è rimasto fortunatamente illeso. La Chiesa di Sant'Agata (oggi Angeli Custodi) e la Chiesa di Sant'Agata al Borgo furono edificate dopo l'eruzione lavica del 1669. Quest'ultima presenta all'interno gli affreschi del pittore acese Lo Coco e, nel presbiterio, la narrazione di alcune storie della martire. Ancora altre due chiese le furono dedicate: la Chiesa di Sant'Agata alla badìa e la Chiesa di Sant'Agata alle Verginelle, in via Teatro greco.
La Fontanella di Sant'Agata fu costruita nel 1621 da Franco Lanario a pochi metri da Porta Uzeda. Essa segna il punto da dove partirono le reliquie della patrona, quando furono trasferite a Bisanzio per ordine del generale Giorgio Maniace. Secondo la leggenda la casa della Santa si trovava nei sotterranei di S. Placido. Il busto e lo scrigno, sono custoditi in cattedrale, mentre in Sant'Agata la Vetere si ammira il sepolcro, l'Epigrafe Evangelica ed un bassorilievo bizantino. Il fercolo del 1514, che viene trainato durante la processione, è opera di V. Archifel; contiene al suo interno preziosi scrigni che custodiscono le reliquie. Numerose iscrizioni, infine, concludono l'elenco dei cimeli legati al culto della Santa: l'iscrizione in latino dell'anfiteatro (per mezzo mio la città di Catania fu innalzata al cielo di Cristo); l'iscrizione in latino posta sopra l'obelisco dell'elefante (mente sana spontanea onore a Dio e liberazione della patria); l'iscrizione posta sulla porta della Cattedrale.
La Cattedrale
Sita in piazza del Duomo, fu eretta dal re normanno Ruggero nel 1094. Essa sorse sulle romane terme Achilliane. Della primitiva costruzione, portata alla luce dal restauro del 1958, rimane soltanto una traccia negli archi a sesto acuto che decorano le tre absidi all'esterno e in quelli che, all'interno, strutturano le Cappelle del Croceffisso e dell'Immacolata, decorano le finestre di quest'ultima e segnano il passaggio fra la chiesa ed il seminario. Questo accurato restauro, volto a recuperare tutte le parti normanne occultate dai vari rifacimenti, ha segnato l'aspetto odierno del Duomo.
La facciata è opera dell'architetto Giambattista Vaccarini, che ebbe il compito di restaurarla, inserendovi le colonne
marmoree dell'Odeon e del Circo romano. Essa è articolata in colonne sovrapposte, che esprimono un movimento orizzontale ondulato.
La Porta Maggiore del Duomo, dopo essere stata adattata al Comune a seguito del terremoto del 1693, fu trasferita nella Chiesa del Santo Carcere. La Porta Nord rimasta, costruita nel 1577, che si attribuiva erroneamente al Gagini, è opera di Giandomenico Mazzolo. Il timpano, sormontato da statue posteriori, è sorretto da colonne scanalate, sormontate da un fregio continuo riccamente decorato.
All' interno è mostrata un'opera pittorica di notevole interesse artistico e storico, il grande Affresco sull'eruzione del 1669, del
Mignemi o dell'acese Platania. Sul secondo pilastro a destra si trova la tomba di Bellini, portata a Catania nel
1876.
Sulla navata sinistra c'è il Martirio di Sant'Agata del 1605 del grande pittore toscano Filippo Paladino. Nei bassorilievi del coro, opera
cinquecentesca di Guido Scipione, è narrata la Storia di Sant'Agata.
Le absidi furono affrescate dal romano Corradino. Nel 1958 l'architetto Raffaele Leone le liberò dagli stucchi settecenteschi e ottocenteschi,
lasciando a vista la pietra lavica squadrata dell'opera normanna. Le colonne romane presenti vi furono portate dal teatro antico. All'interno dell'abside centrale si trova il coro
ligneo del cinquecento. La luce proviene da una monofora normanna, recuperata dal restauro. L'abside a sinistra custodisce il tabernacolo con il SS. Sacramento.
La Cappella di Sant'Agata, posta nell'abside destra, custodisce, oltre che il ricettacolo con il
Busto e lo Scrigno della Santa, le uniche opere quattrocentesche rimaste a Catania: una scultura
rappresentante la Vergine catanese incoronata dai SS. Pietro e Paolo; la Porta del sacello adorna di colonnine sostenute da arpie reggenti una cornice, ove si ripete
la figura di Sant'Agata sull'elefante; il Monumento sepolcrale del vicerè di Sicilia don Ferrante de Acuna, in marmo con dorature, opera del messinese Antonio
De Freri, che scolpì anche il portale di accesso al sacello delle reliquie. Lo Scrigno del 1579 è opera di A. La Nuara, F. De
Mauro, N. Lattari, Vincenzo e Antonio Archifel, Paolo Guarna. Il Busto in argento, rivestito da gioielli, contiene il tronco
di S. Agata.
Ai lati delle tra absidi normanne sono due cappelle ricavate all'interno delle due torri laterali. Quella a sinistra, la Cappella del Crocifisso, custodisce sculture
e reliquari settecenteschi.
La porta di accesso è coronata da una lunetta raffigurante la Pietà di G.D. Mazzolo.
Quella a destra, anch'essa con un portale istoriato con sopra una lunetta del Mazzolo, raffigurante l'incoronazione della Vergine, conserva due
sarcofagi: uno contenente le spoglie di alcuni sovrani aragonesi e l'altro i resti di Costanza d'Aragona.