....fanno la colazione più memorabile d’Italia?
da:dissapore.com
di Maria Pettignano
Secondo me non esistono altre città italiane dove le colazioni sono altrettanto varie, ricche, smodate, dolci, salate, impanate, spesso fritte, come a Catania (che casualmente è la città dove vivo).
Non parlo di granita e brioscia, no, sarebbe troppo facile. Ma della clamorosa serie di “pezzi” che i catanesi hanno a disposizione ogni mattina, da non confondere con i dolci più noti della pasticceria siciliana, vedi cannolo e cassata.
La varietà che lo attende al bar ogni mattina prima di andare a lavorare, fa sì che il catanese non abbia un’idea precisa di cosa consumerà. Entrando, l’occhio si dirige fulmineo verso la vetrina dei pezzi da colazione.
Ma è proprio quando il barista sta per chiedergli cosa gradisce, che l’altro occhio va sulla vetrina della tavola calda. E credetemi, non passa giorno che il catanese entrato al bar pensando di chiedere un cornetto s’interroghi dubbioso: “stamattina mi calassi ‘na cipollina.”
Tutto contribuisce al potere di seduzione della cipollina: la forma a fagotto piegato in quattro alla sanfasò, la consistenza da pasta sfoglia e il ripieno di formaggio, prosciutto, pomodoro e soprattutto cipolla, star tra gli ingredienti per sapore e profumo.
Si consuma abbinata con una bibita frizzante.
Chiusa la parentesi cipollina, spezzafame per ogni ora del giorno, andiamo ai tipici pezzi da colazione di Catania.
L’involtino è una pasta sfoglia dolce a strati. Un fagotto quadrato “riempito” di crema. Ho messo riempito tra virgolette perché a Catania riempire significa farlo senza mezze misure. Abbondare è la regola.
I ripieni più frequenti sono crema pasticciera e crema al cioccolato. Per distinguerli, l’involtino alla crema pasticciera ha una ciliegia candita al centro dei quattro lati. L’altro è invece spolverato con il cacao.
Avete presente il panzerotto pugliese? Allora dimenticatelo.
Il panzerotto a Catania è uno dei pezzi da colazione più richiesti, complice la perfezione quasi ingegneristica della sottile calotta di pasta frolla, che riesce a sostenere miracolosamente, non si sa come, una quantità monstre di crema.
Tra gli ingredienti stravaganti del panzerotto figura l’ammoniaca per dolci. Che è una polvere bianca sul genere del “bicarbonato” impiegata in pasticceria per aumentare la friabilità.
Crema o cioccolato o morbida ricotta completano il sapore dell’impasto, un po’ biscottato, spolverato di cannella in superficie, dove spunta un piccolo bernoccolo croccante.
Pare che il termine raviolo sia apparso per la prima volta in un documento vergato nel 1158 in Sicilia. Ma sposterei volentieri l’attenzione dalle contese storiche per passare direttamente alla raviola, che al singolare femminile è un imperdibile pezzo da colazione. Questo sì siciliano, al punto che in tanti nell’isola si ostinano a prepararlo in casa.
La raviola è una frittella morbida impastata con la farina di grano tenero, cui viene data forma circolare, per poi essere chiusa a mezzaluna e tagliata nei lembi con il raviularuu (che è l’arnese da cui prende il nome).
Frittura e ricotta sono le due chiavi di volta, come nel cannolo. Una volta lavorato il ripieno con zucchero o miele, la raviola viene spolverata di zucchero e spesso anche di cannella.
Difficile ignorare la tentazione del fritto, anche a colazione, anche per chi subisce il richiamo delle sirene salutiste. In onore delle quali esiste anche una blasfema alternativa al forno. Ma lasciate perdere: quando dev’essere raviola, che raviola sia.
Se possiamo definire la raviola come un pezzo da colazione siciliana, l’iris catanesissimo è. A iniziare dall’impasto, quello tipico della brioscia da inzuppare nella granita, ma schiacciato ai poli, come un mappamondo.
All’interno, segue le stesse identiche forme rotonde, un generoso ripieno di crema bianca o cioccolato.
Non basta, a quel punto l’iris, impanato con pastella liquida e mollica, viene preso e fritto tutto intero in abbondante olio. Ma non chiamatelo arancino, questo è l’iris e basta.
Come si distingue dall’esterno l’iris farcito al cioccolato da quello alla crema? Grazie a un cerchio inciso dai pasticcieri nel polo superiore della scorza fritta, che cambia colore a seconda del ripieno.