Giovanni Pacini(Catania, 1796 - Pescia, 1867), studiò canto dapprima con il padre Luigi (noto tenore), poi con il celebre Marchesi a Bologna, dove seguì anche i corsi di armonia e contrappunto con Padre Mattei, proseguendoli con B. Furlanetta a Venezia.
Esordi a 17 anni come operista con la farsa Annetta e Lucindo (Milano, 1813), giungendo rapidamente a grosse affermazioni. Fondò a Viareggio una famosa scuola di musica che, trasferita nel 1865 a Lucca, porta ancora oggi il suo nome ; nella stessa città fu anche maestro della duchessa Maria Luisa. I suoi melodrammi, fra cui Furio Camillo (1839) e Saffo(1840), apparivano ogni anno nei maggiori teatri italiani e stranieri. Fu amico di Rossini e collaborò come critico musicale a varie riviste dell'epoca.
Compositore di vena facile e superficiale fu assai prolifico. Definito nella sua prima maniera maestro delle cabalette, affrontò nella maturità una più meditata linea melodica, uno strumentale e una ambientazione armonica più accurati (vedi la Saffo del 1840). Lasciò circa 90 opere, fra cui (oltre alle citate) : Adelaide e Comingio(1817), Il Barone di Dolsheim(1818), La gioventù di Enrico V (1820), L’ultimo giorno di Pompei(1825), Gli Arabi nelle Gallie(1827), Il Corsaro (1831), Medea (1843), La regina di Cipro(1846), Njccolò de' Lapi(1873, op. postuma). Inoltre 5 oratori, circa 15 cantate, messe, miserere, vespri, la sinfonia a programma Dante (1865), 6 quartetti, 3 ottetti, 3 trii, lavori teorici: Sulla originalità della musica melodrammatica italiana del secolo XVIII, 1841; Princìpi elementari col metodo del meloplasto, 1849; Cenni storici sulla musica e trattato del contrappunto, 1864 e un volume autobiografico (Le mie memorie, 1865).