Giuseppe Lanza, duca di Camastra (Palermo 1630-1708), fu magistrato e rappresentante del regio governo.
Subito dopo il terremoto del 1693, che distrusse Catania e danneggiò gravemente il comprensorio sud-orientale dell'isola, ebbe dal viceré Uzeda la nomina a vicario
generale per la Val Demone e, successivamente, per la Val di Noto, coi pieni poteri, per fronteggiare la drammatica situazione di quel momento.
Forte delle esperienze acquisite nel campo dell'urbanistica e della collaborazione dell'architetto militare Carlos De Grunembergh che lo accompagnava, abituato al
comando e alla disciplina (era anche luogotenente generale del regno), arrivò nella città distrutta come l'uomo della Provvidenza, e i catanesi superstiti, oltre che alle reliquie di sant'Agata
fortunosamente recuperate, guardarono a lui come alla sola possibilità di salvezza.
Onesto fino allo scrupolo (i suoi rendiconti finanziari sono di una chiarezza esemplare), caritatevole, coraggioso e intransigente, aiutò i bisognosi con lo stesso impegno messo in opera contro i profittatori e i ladri, non pochi dei quali, colti sul fatto, vennero impiccati. Ma alla riconoscenza dei posteri lo raccomanda il regolamento edilizio e viario ch'egli intuì e, in parte, attuò stando a Catania, e che s'impose per l'avveniristica (e realistica) visione della sua intelaiatura. Infatti, il Consiglio per la riedificazione di Catania - da lui istituito e presieduto - nella seduta del 28 giugno 1694, stabiliva in primo luogo che le strade da costruirsi fossero tutte a retta linea, larghe e spaziose, intersecate da altre di eguali caratteristiche. Le vie Etnea, Garibaldi, Vittorio Emanuele e San Giuliano ne sono viva testimonianza.