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Le origini di Catania
Nella preistoria Catania era un villaggio fra i tanti che popolavano la Sicilia.
I Ciclopi sono stati considerati i primi abitanti della Sicilia, ma su di loro è impossibile stabilire il confine tra il mito e la realtà.
Nella leggenda popolare si fusero due temi: quello di giganti costruttori di rocche e mura enormi a difesa della città, e quello di mostri.
Tre generazioni prima della guerra Troia, i sicani, provenienti dalla Spagna s’insediarono in Sicilia e combatterono contro i ciclopi. Dopo parecchie generazioni provenienti dal Lazio giunsero i siculi, che costrinsero i sicani a spostarsi verso la parte occidentale dell’isola. I due popoli finirono con l’integrarsi così bene da non potersi fare più nessuna distinzione tra loro.
I primi greci che giunsero in Sicilia fondarono una colonia a Naxos (735 a.C.).
Da Naxos poi si spostarono verso Catania.
A Catania troveranno tutti i requisiti per fare di un piccolo villaggio una grande città: il golfo ai piedi dell’Etna, e la sua bellissima posizione tra le foci di due importanti fiumi, il Simeto e l’Alcantara, che garantivano la fertilità di questa terra.
Nel 476 a.C.
Nell’anno 476 a.C. Catania fu invasa da Ierone, tiranno di Siracusa. Egli cambiò persino il nome che diventò “Aetna”. Al fine di garantire la sudditanza a Siracusa, Ierone pose suo figlio Dinomene a capo di un forte presidio militare.
Successivamente Ierone e Dinomene furono cacciati via e Catania ritornò sotto la dominazione greca.
Nel 409 a.C.
In quell’anno Catania e Siracusa si scontrarono ancora. Intanto, guidati da Annibale giunsero i cartaginesi.
Nel 278 a.C.
Catania viene occupata da Piro. L’inizio ufficiale della dominazione romana in Sicilia risale al 263 a.C. allorché Catania, Adrano, Enna, Centuripe si arresero ai consoli romani Manlio Valerio Flavio e Mario AttacilioCasso. Catania, nel periodo romano fu una città decumana, soggetta cioè al pagamento delle decime. L’onere della decima imponeva a Catania di pagare in natura a Roma la decima parte del grano, del vino, dell’olio, del legname dei boschi etnei, delle grosse lumache mangerecce (di cui i romani erano ghiotti), dell’allevamento degli ovini e dei cavalli e della pesca (specialmente quella del gambero imperiale). Caio Giulio Cesare abolì l’uso della decima e lo sostituì con uno “stipendium” cioè con una tassa di denaro che i Catanesi dovevano versare a Roma.
Catania pagana
La religione della Sicilia prima dell’arrivo dei calcidesi (greci) ancora legata ad elementi e a cose del vivere quotidiano: la terra, l’acqua dei fiumi, i boschi, il fuoco del vulcano e le montagne considerati principi viventi.
Con l’avvento dei calcidesi si diffuse la religione e il culto greco. Demetra era la dea protettrice del raccolto e simboleggiava la terra fertile dei greci. Al culto di Demetra si univa quello di Kara, sua figlia. Adrano era il dio del fuoco e della guerra. A guardia del Tempio di Odra alle pendici dell’Etna stavano mille cani cirnechi che erano tanto intelligenti da distinguere i rei e gli spergiuri dalle persone oneste e sincere; i primi evidentemente venivano sbranati.
Altre divinità sicule erano: la dea Hyblaia, che aveva un tempio presso Paternò ed era la dea della fecondazione e della fertilità.
Oltre a Demetra le altre divinità di origine greca erano: Zeus etneo, Efesto, Atena Longonia, Apollo, Artemide, Afrodite.
Di origine egiziana è il culto di Iside la quale fu tanto sentito che esistono ancora monumenti egizi, come l’obelisco nella piazza del duomo, sul dorso dell’elefante, l’altro obelisco più piccolo si trova nel cortile di palazzo Biscari.
Catania cristiana
I terremoti e le frequenti colate laviche dell’Etna hanno eliminato o in parte occultato ogni documento di cultura e di vita religiosa del passato. Il terreno lavico inoltre impedì ai cristiani perseguitati di lasciarci catacombe, perché l’escavazione del terreno era difficilissima. La tradizione vuole che il primo vescovo di Catania sia stato Berillo, inviato direttamente a Catania da Antiochia dall’apostolo Pietro.
In quel periodo a Catania affluirono molti schiavi, che venivano portati dai romani per lavorare i campi di grano. Proprio gli schiavi trovarono nel cristianesimo e nella fede l’annunzio di una concreta liberazione dei poveri nell’onore del prossimo. Presto a Catania, i cristiani cominciarono a godere di un certo prestigio e tennero i rapporti con le autorità locali. La chiesa ebbe così i suoi edifici. Il progresso della chiesa cristiana diventò un pericolo per Roma che cominciò ad attuare repressioni e ad emanare editti contro i cristiani. Delle prime sei persecuzioni precedenti a quelle di Decio a Catania non esiste alcun documento. Solo nel 249 la storia catanese comincia a registrare pagine di eroismo cristiano. Per Decio i cristiani erano elementi pericolosi, perché non riconoscevano la divinità dell’imperatore. Per manifestare la loro fedeltà all’imperatore i cristiani dovevano partecipare al rito di fedeltà e bruciare l’incenso per ottenere ed esibire il “Libelum” cioè il certificato di avvenuta sottomissione e di fede verso l’imperatore.
Coloro che non partecipavano subivano il martirio. S. Agata, probabilmente, non sarà stata la prima a Catania, in ordine di tempo, a testimoniare Cristo con il martirio, ma senza dubbio è la prima ad essere rimasta nel cuore di tutti i catanesi. Dopo la morte di Decio, la chiesa ebbe momenti di respiro, finché sotto l’imperatore Gallo, la peste non colpì l’impero. L’imperatore ordinò che si facessero sacrifici propiziatori agli dei, ma i cristiani si rifiutarono. Iniziò così una nuova persecuzione contro i cristiani. Era allora in Sicilia governatore Tertullo che partì da Lentini e con un manipolo di soldati giunse a Catania e fece eseguire la condanna a morte di cristiani catanesi.
Sotto l’impero di Gallieno, che pose fine alle persecuzioni, era vescovo a Catania Everio. Questi, approfittando della tolleranza dell’imperatore verso i cristiani, fece costruire un tempio nel luogo dove c’era il sepolcro della martire Agata, cioè presso l’attuale chiesa di San Gaetano alle grotte. Tre anni dopo, consacrò il luogo dove S. Agata aveva subito il martirio, facendo erigere una cripta molto vasta, corrispondente al luogo dove oggi c’è la chiesa di S. Agata alla Vetere.
Nel 284 prese il potere Diocleziano e durante la sua prima parte dell’impero, la chiesa visse tranquilla, l’imperatore stimò e apprezzò i cristiani (la moglie, l’imperatrice Prisca e la figlia Valeria erano cristiane) e li lasciò liberi di esternare le loro idee. Gli ecclesiastici in quel periodo furono trattati con molto rispetto. Diocleziano invecchiava; il suo governo si indeboliva. In seno alla comunità cristiana si erano verificati abusi e vizzi: non pochi cristiani divennero corrotti. Per ben due volte alcuni sconsiderati appiccarono il fuoco al palazzo imperiale; conseguentemente Diocleziano, incolpando dell’accaduto i cristiani, li perseguitò. La persecuzione operata da Diocleziano passò alla storia come una delle più sanguinose che il cristianesimo possa avere subito. In quel periodo a Catania fu martirizzato S. Euplio, che era un diacono, cui la gerarchia ecclesiastica di Roma aveva concesso il mandato di spiegare ai catanesi le sacre scritture.