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Mozia

Perle di Sicilia: Mozia


 

Per chi ama la natura e sa adattarsi è possibile pernottare nel parcheggio antistante l'imbarcadero per l'isola oppure anche nel parcheggio del Museo del Sale.

 

  La "filanda" fenicia


A poca distanza dal litorale siciliano, nella laguna dello Stagnone, emerge Mozia: una piccola isola di 45 ettari di cui si trova testimonianza già nei testi del geografo Cluverio, risalenti alla seconda decade del '600. Grazie alle esplorazioni guidate da Cluverio, Mozia fu presto identificata come colonia fenicio-punica e, da quel momento, furono scritte bellissime pagine che raccontano i meravigliosi approdi sull'isola, da parte di esploratori e romanzieri.

I primi scavi archeologici risalgono al '700 e confermano l'antica origine fenicio-punica già ipotizzata da Cluverio. Da allora il paesaggio naturale ha mantenuto, per lo più, l'aspetto di cui godiamo oggi: in mezzo allo Stagnone - bassissimo specchio di mare attraversato un tempo da carri carichi delle pregevoli uve coltivate sull'isola - Mozia è collegata alla terraferma da un argine sommerso, che riappare con la bassa marea; attraversando questo tratto di viale marino, si approda sull'isola.

 

Percorrendo il sentiero alberato si arriva al museo Whitaker, nel quale è consigliabile sostare al termine dell'itinerario, per visitare il patrimonio archeologico di Mozia: oltre alla statua dell'Auriga - magnifico elemento marmoreo raffigurante un uomo vestito di una lunga tunica, databile alla prima metà del v sec. a. C. - si possono ammirare le stele del thophet, numerosi vasi artistici, maschere rituali, ecc..
Orientandosi dal Museo verso sud-est si scorge un sentiero prospiciente la riva, che porta alla "Casa dei mosaici", un edificio che rivela, nei suoi resti, bellissimi pavimenti musivi di origine ellenica raffiguranti animali in lotta.

Dalla "Casa dei mosaici" si continua verso la monumentale cinta murariadi Mozia: 2500 metri lambiti dalle onde sin dai tempi dei fenici. Delle quattro porte, di cui erano originariamente dotate le mura, se ne possono ammirare oggi soltanto due, una a nord e l'altra a sud. Databile al principio del IV secolo, questa cinta muraria rappresenta uno dei segni più significativi della conquista straniera.
Oltre la Porta sud si trova il cothon, zona portuale di attracco delle navi mercantili, resa suggestiva dalla presenza del lentisco e del mirto sulle sue rive.

 

Proseguendo lungo il perimetro della cinta muraria, si giunge alla Porta nord dove si possono ammirare l'area sacra del tophet e la necropoli. Ilthophet accoglie, tra l'altro, i resti delle urne cinerarie, delle stele votive e dei cippi che, presumibilmente, erano correlati ai sacrifici umani dedicati al dio Baal Hammon. A ovest del tophet è situata la necropoli di Mozia: una delle meglio conservate della Sicilia fenicio-punica, datata VIII sec. a.C. e disseminata di urne in terracotta e pietre tombali in arenaria. All'interno delle urne venivano deposte le ceneri dei defunti, con tutto il corredo funerario che li accompagnava nell'aldilà.
Continuando lungo questo itinerario archeologico si giunge ad una seconda area sacra, in contrada Cappiddazzu, dove sono tuttora visibili le stratificazioni di diverse epoche. Non lontano da qui, si possono ammirare anche i resti della Porta nord, fiancheggiata da due grandi torri.

L'itine.rario archeologico termina, poche centinaia di metri in avanti, al Museo Whitaker, che lega il suo nome all'archeologo Giuseppe Whitaker, uno dei rappresentanti più illustri di quella classe dei "gattopardi" anglo-siciliani che hanno avuto il merito di rianimare la Sicilia economicamente e culturalmente

 

 

 

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